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Avatar Shirley
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Si girò più volte a guardare le orme dei suoi passi, profonde e soprattutto solitarie, prodigiosamente solitarie: era solo lì fuori quella notte, solo a camminare nella neve, a piedi nudi, con il pigiama bagnato, e nessuno lo sapeva, e nessuno mai l'avrebbe rivisto. Nel giro di pochi minuti le sue orme si sarebbero cancellate.
Nicolas parte per una settimana bianca in montagna con la sua classe. Sono le sue prime notti fuori casa. Allo chalet, dove lo aspettano i compagni e gli insegnanti arrivati in pullman, lo accompagna il padre in macchina. Nicolas è un ragazzino timido, riservato, curioso, ma spaventato da questa prima avventura. Appena arrivato, la maestra si accorge che non ha con sé lo zaino con tutti gli indumenti necessari per la settimana. Se lo è dimenticato nell'automobile del padre, ma sicuramente lui tornerà indietro non appena se ne renderà conto... 
Nicolas, ora dopo ora, aspetta il ritorno del padre, ma il tempo passa e non si vede nessuno tornare indietro verso lo chalet. Si sistema in una delle camerate in cui sono divisi i ragazzi, condivide il letto a castello con Hodkann, il compagno che più di tutti ammira e teme. Nicolas aspetta il padre e lo zaino, aspetta la notte e il sonno; con la notte e il sonno arrivano paure, incubi, cupi ricordi e tanti dubbi. Incubi che sembrano realizzarsi quando i gendarmi arrivano allo chalet a chiedere della scomparsa di un bambino, e allora Nicolas inizia a pensare, riflettere e credere che forse quel bambino riuscirà a trovarlo lui.

Commenti

Avatar simone_ravagli
27/03/2022 21:30
2F - Liceo Copernico, Bologna
Il romanzo parla del piccolo Nicolas, un bambino che sembra del tutto normale. Parte per la settimana bianca, ma non in pullman coi suoi compagni, in macchina col padre. E' un bambino chiuso, un po' debole, che ha bisogno di essere protetto, è emarginato dai compagni e ha pochi amici. Leggendo la storia si scopre che di notte ha dei terribili incubi e che sta leggendo, di nascosto ai suoi genitori, un libro al quale è legato in modo un po' morboso. E' attratto da storie macabre che lui stesso inventa, storie di assassini, di bambini rimasti orfani di rapimenti. E man mano che si legge il romanzo si sospetta che questi incubi possano diventare reali. E' un giallo inquietante, dove le vicende che vengono narrate, si alternano alla descrizione del carattere di Nicolas, ancora più inquietante. La narrazione è molto ritmata e avvincente, oltre che molto scorrevole. La suspense è presente in tutto il romanzo e trasmette tanta tensione. Lo consiglierei assolutamente a chi ama il brivido e a chi non si spaventa facilmente e non si fa turbare dal carattere molto particolare del bambino.
Avatar Antozano
27/03/2022 21:02
2P - Liceo Galvani, Bologna
Questo romanzo è tutt'altro che banale: gli elementi di psicologia infantile, i pensieri assurdi ma genuini della mente umana vengono espressi da Emmanuel Carrère sotto forma di una semplice settimana bianca. Il libro si presenta infatti come la storia di Nicolas e della sua triste settimana bianca con la classe delle elementari. Nicolas ha sempre avuto difficoltà a socializzare con i suoi compagni, perciò la sua mente è continuamente pervasa da ansie, angosce e inquietanti fantasie. Lui non è salito sul pullman che dalla scuola lo avrebbe portato allo chalet in montagna come tutti i suoi compagni, bensì è stato accompagnato in macchina dal padre il giorno seguente. Sbadatamente il bambino dimentica lo zaino con tutte le sue cose nel bagagliaio della macchina del padre, ma sebbene questo lo metta ulteriormente a disagio, è fiducioso che il padre se ne accorgerà e glielo riporterà. Durante una notte però si ammala e fa amicizia con Hodkann, il bambino più temuto e rispettato della classe; durante la sua malattia, viene poi a conoscenza di un delitto, avvenuto vicino al paese, che lo porta a fare macabre congetture ed infine una terrificante scoperta. In conclusione considero questo romanzo non facile da comprendere nelle sue sfaccettature ma comunque molto scorrevole e breve. Credo che possa essere letto da ragazzi a partire dai 14-15 anni a cui piacciono i gialli, i misteri e la psicologia.

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Avatar AlessandroTomassetti
27/03/2022 12:55
2P - Liceo Galvani, Bologna
La settimana bianca è un romanzo thriller che racconta delle angosce che si crea, nella propria mente, un ragazzino di nome Nicolas in gita con la classe durante la settimana bianca. Ho adorato questo libro. Le prime pagine possono sembrare noiose, ma appena si entra nel vivo dell'azione non si riesce più a smettere di leggerlo. Carrère mi ha colpito molto: è complesso ma dopo qualche pagina si inizia a capirlo.

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monte bianco
Avatar giuls6
25/03/2022 19:55
2P - Liceo Galvani, Bologna
"La settimana bianca" è un libro che a prima vista può fare pensare a una storia semplice, pieno di gioia e divertimento, quando in realtà si tratta di tutto l'opposto. Nonostante ciò la trama non mi ha coinvolto quanto mi aspettavo: per lo più non sono riuscita a immedesimarmi a pieno nel protagonista e quindi a percepire a pieno le ansie e le paure del piccolo Nicolas. Nel complesso è un libro breve e molto scorrevole, anche la scrittura è molto piacevole.
Avatar Andr3a
24/03/2022 22:16
2Z - Liceo Copernico, Bologna
Il titolo del libro “La settimana bianca”, può trarre in inganno il lettore, il quale potrebbe aspettarsi un racconto di vicende spensierate e gioiose in montagna. In realtà, leggendolo, si scopre che questa settimana bianca nulla ha avuto di piacevole. Paura, angoscia, solitudine, mistero, sono le parole che rappresentano meglio il contenuto di questo libro, nel quale si narra di un ragazzo di nome Nicolas, che per la prima volta si ritrova lontano da casa per andare in settimana bianca con la scuola. Nicolas è un ragazzo timido, solitario e molto introverso, e durante la sua permanenza allo chalet sarà tormentato da incubi, pensieri angoscianti, inquietudini e preoccupazioni. L'autore descrive con particolare cura il tormento di Nicolas, così da coinvolgere maggiormente il lettore ed esaltare le reali sensazioni emotive che il ragazzo sta vivendo. Nella narrazione dei fatti, secondo me, svolgono un ruolo fondamentale i luoghi in cui essa è ambientata. Infatti, svolgendosi la vicenda in montagna in uno chalet in mezzo ai boschi, l'atmosfera di solitudine rende più cupa la storia, e a parer mio si addice perfettamente al genere del libro. Nel complesso la lettura è molto scorrevole e il lessico utilizzato è facilmente comprensibile, anche se, a volte, durante le descrizioni di alcuni dei sogni di Nicolas, è stato un po' complicato orientarsi e riuscire a comprendere quando l'autore passava dalla fantasia alla realtà. In libro mi è piaciuto, ma rispetto alla parte iniziale della storia, ho trovato molto più interessante la parte finale a partire dalla comunicazione da parte dei gendarmi del luogo della scomparsa di un bambino di nome Renè, che mi sembra sia stata l'aggiunta necessaria dell'autore per rendere la storia più intrigante e coinvolgente di quanto già non fosse prima. Il libro, secondo me, è consigliabile a chi ama il mistero e specialmente ai ragazzi, che possono così immedesimarsi meglio nella figura del protagonista.
Avatar simonefiligheddu
24/03/2022 16:03
2N - Liceo Scientifico “A.Pacinotti” di Cagliari
“La settimana bianca” di Emmanuel Carrère è complessivamente un libro che non mi ha coinvolto molto. Il romanzo racconta di un bambino di nome Nicolas che parte in montagna con la scuola. Nicolas è timido e ha pochi amici e viene accompagnato alla settimana bianca dal padre, nella macchina del quale però si dimentica lo zaino necessario per il proseguimento del viaggio. Aspetta un suo ritorno, che però non arriva. Questo è un motivo di suspense durante il libro. Avevo molte aspettative da questo libro dopo aver letto le recensioni presenti all'interno del sito del progetto e in rete ma devo dire che le ha deluse tutte. Questo romanzo non mi è piaciuto molto. L''ho trovato un po' noioso per quasi tutta la sua durata, fino a un fatto di cronaca che sconvolge il paese e da qua è diventato un po' più interessante. Non mi è piaciuto il fatto che questo evento importante per il libro avvenga nella seconda metà della storia e ho trovato il finale poco chiaro, quasi come se il libro fosse incompleto.
Avatar DiamanteIsabel
23/02/2022 18:43
2N - Liceo Scientifico “A.Pacinotti” di Cagliari
Nel romanzo “La settimana bianca” Emmanuel Carrère riesce a far entrare il lettore nella psiche dei personaggi ed in particolare in quella di Nicolas, il protagonista della storia. Nicolas é un ragazzino emarginato che non ha amici, fa ancora la pipì a letto, ama le storie dell' orrore, non vuole trascorrere la settimana lontano da casa e non vuole nemmeno che gli altri si accorgano della sua diversità. Nicolas è un bambino pieno di paure, insicurezze; è smarrito e incapace di creare un legame con chiunque a causa di traumi infantili che non sono raccontati ma si intuiscono. I genitori sono distanti tra di loro e dai figli, e quindi Nicolas si rifugia in un mondo fantastico in cui le persone che idealizza come buone alla fine lo abbandonano e chi invece lo schernisce come i suoi compagni di scuola finisce per morire tra atroci sofferenze e scene sanguinolente. Ed è proprio una morte, quella di un bambino di nome René assassinato durante la settimana bianca che Nicolas trascorrerà sulla neve con la sua classe, che distruggerà definitivamente l' apparenza di normalità che la famiglia di Nicolas si è costruita per far parte della società e che consegnerà lo stesso Nicolas ad una vita di menzogne, vergogna e rimorsi. All' interno del racconto non accade nulla di strabiliante, ma, essendo un libro piuttosto scorrevole, il lettore sente comunque la necessità, pagina dopo pagina, di continuare a leggere e a capire cosa succederà alla fine del racconto. Mi é piaciuta particolarmente la capacità dell' autore di descrivere le paure, le emozioni e le sensazioni dei personaggi, in particolare quelle più cupe e tristi. Libro consigliatissimo, specialmente per gli amanti delle storie noir, ma anche per coloro che amano le storie originali e appassionanti.

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Avatar io_sono_io
15/03/2022 21:20
1i - Liceo Galvani, Bologna
Il libro mi è piaciuto molto, gli darei tra l'8 e il 9. Questo romanzo noir mi ha conquistato, la storia di Nicolas ha catturato, fin dalle prime righe, la mia attenzione e curiosità. Con il protagonista, mi sono ritrovato in questo chalet in montagna, e insieme a lui, ho vissuto ogni giorno la paura di vivere, e ogni notte la paura di sognare. Il romanzo è molto interessante, un po' meno il racconto di qualche sogno fin troppo fantasioso. Una storia che può sembrare apparentemente semplice, fa trapelare invece molte riflessioni e offre numerose considerazioni psicologiche. Mi ha colpito molto ciò che succede all'inizio della vicenda: Nicolas arriva allo chalet, in auto, accompagnato dal padre, a differenza di tutti i suoi compagni che arrivano in pullman. Il piccolo Nicolas, ha tutta l'aria di un bambino normale, ma in realtà c'è in lui qualcosa di diverso. Appare chiuso, timido e un po' fragile. Appena arrivato in camera e, poco dopo la partenza del padre, si accorge di non aver portato il suo zaino, o meglio, di averlo dimenticato nel bagagliaio dell' auto. Il ragazzo si aspetta il ritorno del padre, che invece non tornerà. Il protagonista ha interpretato questa situazione come un tradimento da parte della figura paterna. Per lui ricevere un “tradimento” da una persona molto importante, come può essere il padre, non è stato sicuramente facile da superare e comprendere. Mi ha colpito il fatto che la figura paterna viene sostituita dall'animatore, Patrick, che lo aiuta immediatamente a risolvere il problema del bagaglio, instaurando a parer mio un bellissimo rapporto con lui. Riporto testualmente quanto detto da Patrick “ In carrozza!” Nicolas fece per salire dietro ma Patrick gli aprì la porta davanti “non sono mica il tuo autista!”. Ben presto, leggendo il libro, si scopre che le sue notti sono invase da incubi, storie spaventose si presentano nei suoi sogni. Lui, ama leggere un libro che parla di assassini, di rapimenti, e di notte su di lui incombe un'oscura minaccia, quella che i suoi sogni possano assumere forme reali, costringendolo a vivere per sempre nell'inferno di questi mostri infantili. Nel libro che stava leggendo La zampa di scimmia, cito testualmente quello che viene descritto, “era una storia spaventosa, quella di un ragazzo che dopo aver bevuto uno strano siero vede il proprio corpo decomporsi a poco a poco, liquefarsi e trasformarsi in un magma nerastro e vischioso”. Durante la lettura si percorre un viaggio sinistro nella psiche umana che mi ha lasciato stupito e senza fiato. La settimana bianca, per me, è un romanzo da leggere e da consigliare. La narrazione ha un ritmo incalzante unito a uno stile scorrevole che provoca suspance e tensione emotiva. Un'immagine che mi viene in mente leggendo questo romanzo e pensando alle notti tormentate di Nicolas è l'immagine del bambino sul triciclo del film Shining, la scena, a distanza di anni mi mette ansia e paura. La colonna sonora che vedrei bene è la stessa del film appena citato; quando il bambino si aggira per i corridoi dell'hotel. La musica mi ricorda immediatamente il film e le notti tormentate di Nicolas, nello chalet di montagna, dove la realtà lascia spazio alla fantasia.

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Avatar Aury06
21/03/2022 18:23
2B - IIS "Vittorio Bachelet", Oggiono
Inizialmente il libro non mi ha dato forti emozioni perché sembrava una storia normale di un bambino viziato che si fa portare in gita in macchina dal padre. In realtà già dal racconto di quanto succede la prima notte della settimana bianca si capisce che Nicolas, il protagonista non era poi così un ragazzino normale. Infatti fece la pipi a letto e per la paura di essere preso in giro da Hodkann che era il capobanda della classe, con cui era finito in camerata e doveva dormire sopra di lui in un letto a castello, per non farsi scoprire andò a dormire nell'auto di Patrick che era l'animatore. Continuando il libro le stranezze aumentano per le fantasie e i pensieri raccontati da Nicolas che modella la realtà a suo piacimento. Il libro ha un finale un po' tragico ma allo stesso tempo aperto alle fantasie del lettore.

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Avatar Andrarussso
23/03/2022 10:05
2i - Liceo Galvani, Bologna
L'aspetto che preferisco di “La settimana bianca” è la caratterizzazione del personaggio. Il narratore è esterno e il libro viene narrato in terza persona ma vengono trattati stati d'animo e pensieri quasi esclusivamente del protagonista: i suoi frequenti disagi, le preoccupazioni e tutti gli assurdi viaggi mentali che fa. Questo fa sì che l'immedesimazione da parte del lettore e la comprensione di Nicolas, il protagonista, sia molto forte, come se il narratore parlasse dei suoi pensieri in prima persona. Con l'espressione “La comprensione” intendo il concepire a fondo come ragiona una persona, qual è il suo carattere e, in un certo senso , “la sua filosofia di vita”. Una caratteristica di questo racconto è che spesso vengono citati dei fatti apparentemente di poca rilevanza, come un piccolo pensiero o un' esperienza passata di Nicolas, per poi essere puntualizzati e descritti con molta cura, continuando per diverse pagine. A volte la narrazione di un ricordo del protagonista costituisce addirittura un intero capitolo, ma tali sono molto corti: vi sono capitoli da un minimo di due a un massimo di cinque pagine (sono in tutto 32). Una caratteristica del libro che mi ha creato confusione sono stati i pensieri intensi o “viaggi mentali” di Nicolas fin troppo dilungati, tanto che più volte mi è capitato di non capire se le vicende narrate fossero vere oppure se fosse tutto nell'immaginazione del ragazzo. La scrittura è molto semplice, scorrevole e diretta. Ci sono molti punti fermi. Il brano che seguirà è un piccolo esempio nel quale Nicolas inizia a convincersi di fatti surreali e a divagare in pensieri ridicoli come se fossero certi: “Patrick salutò gentilmente l'unica cliente seduta, una donna bionda che beveva un caffè. Lei rispose al saluto e sorrise a Nicolas, che si sentì trafiggere da quel sorriso. La sua pelliccia brillava come ricoperta di rugiada, aperta su un abito blu di una stoffa cangiante, preziosa dal morbido chignon scivolava sulla nuca qualche ciocca di capelli biondi, capelli da accarezzare. Con calma, senza alcuna impazienza guardava il parcheggio lì fuori, quel locale sinistro intorno a sé, e quando il suo sguardo tornò a posarsi su Nicholas gli sorrise ancora, con un sorriso che non pareva distratto, e nemmeno insistente, ma era rivolto a lui personalmente, lo avvolgeva tutto intero nella sua celeste tenerezza. A Nicolas venne un pensiero strano: l'interno del corpo di lei, le sue viscere, le sue budella, il sangue che le circondava nelle vene doveva essere limpido e luminoso quanto il suo sorriso. Accanto a lei non c'era nulla da temere. Se solo avesse voluto era in suo potere far scomparire l'orrore, far sì che ciò che era stato non fosse stato. Se avesse saputo, avrebbe voluto di sicuro. Patrick si alzò per andare un attimo in bagno. Nicolas comprese che in quell'attimo si giocava la sua vita. Doveva parlare con la fata. Doveva chiederle di salvarlo, di portarlo con sé ovunque andasse. Non avrebbe avuto bisogno di spiegare, era certo che lei avrebbe capito, una frase sarebbe bastata."Mi salvi, signora, mi porti in via con lei ". Sarebbe rimasta stupita per un istante, ma l'avrebbe guardato attentamente, con quell'attenzione, quella dolcezza che penetravano il cuore e facevano venire voglia di piangere. Allora avrebbe saputo che il bambino diceva la verità, che lei sola poteva compiere il miracolo. Avrebbe detto: "vieni", lo avrebbe preso per mano. Poi di corsa fino alla sua automobile, per lasciare la strada alla prima uscita. Avrebbero viaggiato a lungo, Nicolas sempre accanto a lei. Guidando gli avrebbe sorriso, mormorando che era tutto finito. Sarebbero andati lontani, lontanissimo, nel luogo in cui vive la sua vita, che la immaginava dolce, preziosa e bella. Gli avrebbe permesso di rimanere con lei per sempre, fuori pericolo, in pace. Nicolas aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Doveva riuscire ad attirare la sua attenzione e trasmettere il messaggio almeno con gli occhi. Lei doveva guardarlo, incontrare la sua supplica silenziosa, le sarebbe bastato per capire.” In quest'altro brano l'autore descrive come cambia la posizione dei personaggi all'interno della discussione e come essa si protrae a vantaggio o svantaggio di Nicolas, in modo da farti immedesimare e assistere le vicende dal punto di vista del protagonista, come se fosse narrato in prima persona: ”Non disse una parola, toccava a Nicolas parlare per primo. Nicolas preferí non rompere il silenzio, tirò fuori da sotto il cuscino l'avviso di ricerca e lo lisciò con la mano per farlo vedere a Hodkann. La lampada del comodino diffondeva nella stanza una luce dolce, aranciata, e un ronzio quasi impercettibile, emesso probabilmente dalla lampadina. Al piano di sotto si sentiva ancora il suono calmo delle voci degli adulti, a tratti spiccava la risata calda di Patrick. Hodkann esaminò il foglio senza fretta. Era in corso una sorta di duello, chi avesse parlato per primo sarebbe stato il perdente, e Nicolas comprese che era meglio fosse lui ad arrendersi. - C'erano due gendarmi al bar, stamattina, - disse. - Lo cercano da due giorni. - Lo so, - rispose Hodkann con freddezza, - abbiamo visto il manifesto in paese. Nicolas sì sentí smarrito. Pensava di rendere partecipe Hodkann di un grande segreto, e invece lo sapevano già tutti. Probabilmente nel dormitorio non si parlava d'altro. Desiderava che Hodkann gli restituisse il foglio: era il sue unico bene, la sola carta a sua disposizione in piú degli altri riguardo a questa storia, e stupidamente il primo passo era stato disfarsene. Adesso Hodkann gli avrebbe chiesto perché l'avesse convocato, e Nicolas gli aveva già detto tutto. Gli sarebbe toccata in sorte la collera di Hodkann. il suo terribile disprezzo. Hodkann stava lí e guardava Nicolas da sopra il manifesto con quell'aria fredda e attenta che non aveva mai abbandonato da quando era entrato. Sembrava capace di rimanere cosí per ore, senza stancarsi del disagio che provocava nella sua vittima; Nicolas pensò che non sarebbe stato in grado di sopportare oltre quella tensione. Allora, nel suo modo imprevedibile, Hodkann cedette. Il viso disteso, si sedette senza complimenti sul bordo del letto, di fianco a Nicolas, e disse: - Hai una traccia? D'un tratto il muro di ostilità si era dissolto, Nicolas non aveva piú paura, anzi provava nei confronti di Hodkann quella complicità fiduciosa, fatta di sussurri e segreti, che aveva tanto sognato, che costituiva il legame fra i membri del Club dei Cinque. In piena notte, alla luce fioca di una torcia, mentre tutti dormivano, loro cercavano di risolvere un terribile mistero. - I gendarmi pensano che sia scappato, - cominciò - Almeno lo sperano… Hodkann sorrise con affettuosa ironia, come a dire che conosceva bene il vecchio Nicolas e sapeva per quali percorsi l'avrebbe condotto. - Ma tu non ci credi, - disse concludendo il suo pensiero.

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Avatar CrostaceosuXanadu
23/03/2022 13:41
2i - Liceo Galvani, Bologna
Ho trovato la storia e specialmente il finale molto inaspettati, ammetto che credevo fosse un comune racconto su un ragazzo che trascorre una settimana di vacanza con i suoi compagni di classe. Si rivela la trama invece essere molto più oscura, a tratti anche inquietante, incentrata sullo sfondo dei rapitori e dei trafficanti di organi. A mio parere, il brano più adatto per esprimere questo clima è quello riguardante l'episodio in cui Nicolas si trova con il padre al luna park, e vuole provare una giostra con le sembianze di un bruco: “Nicolas voleva provare, ma il padre aveva rifiutato con la scusa che non potevano né portarsi dietro il fratello più piccolo, né lasciarlo da solo. Allora, il padre di un ragazzo appena sceso dal bruco si era gentilmente offerto di badare a lui per il tempo del giro di giostra. Ma il padre aveva risposto seccamente che non era il caso. “Perché?” si era indignato Nicolas, “Cosa c'era di male?”. “Vuoi che ti dica perché?” rispose il padre, “Non molto tempo fa, in un luna park come questo, è scomparso un ragazzino. L'hanno cercato per tutto il giorno e finalmente la sera l'hanno trovato privo di sensi dietro una staccionata, con un cerotto sulla schiena da cui usciva sangue. Lo hanno portato in ospedale, ma sapevano già cosa avrebbe rivelato la radiografia: era stato operato, gli avevano asportato un rene”.” Oltre alla trama, saltano all'occhio le descrizioni, abbastanza sintetiche ma ricche di particolari, che quindi non rallentano la narrazione, ma anzi la arricchiscono. Una di esse è proprio un manifesto di ricerca, che i gendarmi porgono a Nicolas con la speranza che egli sappia identificare il bambino scomparso: “La foto era in bianco e nero, una brutta riproduzione. Ciò nonostante si vedeva che René aveva i capelli biondi tagliati a scodella ed portava gli occhiali; il sorriso rivelava dei denti davanti molto distanziati, a meno che non gliene mancasse uno. Il testo precisava che l'ultima volta che era stato visto indossava una giacca a vento rossa, pantaloni di velluto beige ed moon boot nuovi di marca Yeti. Nicolas studiò l'avviso abbastanza a lungo, sentendosi pesare addosso gli sguardi attenti dei gendarmi, probabilmente divisi tra l'irritazione per quel marmocchio che si dava delle arie e l'idea che non bisognava trascurare nessuna pista.” Ho finito questo libro in poche serate; considerò la brevità e la scorrevolezza i punti forti del romanzo, che comunque non scarseggia di dettagli nella narrazione; se dovessi esprimere una critica, avrei spiegato meglio alcuni passaggi, che sono un po' vaghi e lasciano intendere troppo poco al lettore.
Avatar Fedemala06
23/03/2022 17:28
2P - Liceo Galvani, Bologna
La settimana bianca è stato il mio primo libro di Emmanuel Carrère. Questo romanzo racconta la storia di un bambino delle elementari di nome Nicholas che parte con la classe per una settimana bianca, accompagnato però dal padre, impaurito da un recente avvenimento. Durante la settimana bianca, Carrère racconta gli incubi di Nicholas, che viene addirittura colpito da una febbre improvvisa ed è quindi costretto a rimanere nello chalet. E' la prima volta che leggo un thriller e mi è piaciuto moltissimo come l'autore sia riuscito a raccontare il punto di vista di un bambino diffondendolo in un linguaggio che è allo stesso tempo adulto, colto ed infantile. Il libro sembra una raccolta di storie spaventose che accendono la fantasia di Nicholas, facendogli immaginare per esempio catastrofi e omicidi. Consiglio la lettura a qualsiasi appassionato di racconti horror, perché il libro è costruito su una relazione di angosce, paure e disagi, espressa attraverso moltissimi momenti di suspense.
Avatar Riccardo1926
23/03/2022 17:34
1B - Liceo Nomentano, Roma
Inizialmente il libro non mi è sembrato interessante a tratti risultava anche un poco noioso soprattutto per le continue riflessioni del protagonista che pur essendo di massima importanza per il proseguo occupano capitoli interi rendendo la lettura poco piacevole. Andando avanti però la lettura entra nel vivo e rende il libro molto intrigante ciò induce il chi lo legge a proseguire.
Avatar Edoflore
23/03/2022 22:32
2N - Liceo Scientifico “A.Pacinotti” di Cagliari
La settimana bianca è un libro scritto da Emmanuel Carrère, e narra le vicende di Nicolas, un bambino di 9 anni, in settimana bianca con la sua classe. Nicolas si troverà molto in difficoltà durante questa settimana e dovrà affrontare le sue paure, sinché un evento misterioso non cambierà il corso della vacanza. Nonostante le premesse sembrassero indicare il contrario, il libro non mi è piaciuto, anche se ho trovato comunque dei lati positivi. Ciò che ho ritenuto più interessante è stato il rapporto di Nicolas in relazione agli altri bambini, spunto interessante ma purtroppo trattato soltanto all' inizio. Mi è piaciuto perché mi ha aiutato a capire le sensazioni che può provare un bambino in queste comuni situazioni, visto che io non ho mai avuto l' occasione di provarle. Ritengo anche interessanti le fantasie di Nicolas, che pensa anche ad improbabili conseguenze nei minimi dettagli. Conseguono dunque delle ottime sequenze descrittive di Carrere, intervallate adeguatamente nei primi ⅔ di libro alle sequenze narrative. Ciò rende questa parte molto scorrevole. Tuttavia il libro proprio per questi ⅔ sembra essere un grande prologo. L' evento fulcro arriva troppo tardi nella narrazione e viene sviluppato male e frettolosamente, senza essere finito in modo adeguato. Ho avuto la sensazione di leggere un libro incompleto o concluso anticipatamente in fretta e furia. Carrère lascia totalmente al lettore l' intuizione su chi sia il “mostro”, e questo non mi ha aiutato a godermi il finale del libro. Sono presenti varie sequenze di flashback e flashforward, alcune delle quali posizionate nel racconto senza un motivo preciso, non aggiungendo nessun dettaglio rilevante alla narrazione. L' errore più grande del libro è pero non riuscire a suscitare delle emozioni di curiosità, timore e sorpresa, almeno nel mio caso. Il libro cerca di essere un thriller ma non riesce a sorprendere con il suo finale, essendo già intuibile negli ultimi capitoli. Il libro cerca anche di essere un romanzo giallo, ma il mistero arriva troppo tardi nella narrazione e appena inizia ad essere sviluppato si arriva in fretta e furia al finale. L' idea alla base del racconto poteva essere interessante, ma è stata realizzata decisamente in modo non adeguato.

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Avatar lamartuz
24/03/2022 14:37
2B - IIS "Vittorio Bachelet", Oggiono
la storia trattata in questo libro, è molto interessante, sia in ambito scolastico che giornaliero; è scritta e raccontata con parole molto semplici e con un lessico base. la consiglio molto nonostante io non sia un' amante della lettura

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