
Jane Eyre
Feltrinelli, 2014
Traduzione di Stella Sacchini
608 pagine
In questo momento nulla mi lega all'umana società: nessuna gioia, nessuna speranza mi chiama ai luoghi dove vivono i miei simili; nessuno, vedendomi, avrebbe per me un pensiero gentile o una buona parola. Non ho parenti, se non la natura, madre universale: a lei chiederò cibo e riposo. Entrai nell'erica: seguii un fossato profondo (...). Attorno a me le alte sponde della vegetazione; la roccia mi proteggeva il capo: al di sopra si apriva il cielo.
Non è stata una vita facile per Jane. Orfana di entrambi i genitori, è stata cresciuta dalla zia che, tuttavia, non la sopportava e lasciava che i cugini la vessassero con dispetti e angherie. La zia le rimproverava di non avere un carattere più socievole e amabile, un atteggiamento più normale insomma; difendeva i figli che la insultavano e picchiavano; e per punirla, la chiudeva a chiave nella stanza rossa, fredda e buia. Era sfuggita agli artigli della zia solo per capitare in un altro luogo dominato, se possibile, da una violenza ancora più brutale: la scuola di Lowood. Gelida e cupa, Lowood imponeva silenzio, rigore, disciplina. Sveglia all'alba, studio della Bibbia il mattino, pasti immangiabili a pranzo, ancora studio delle principali materie il pomeriggio, e infine un'ora d'aria nel freddo del cortile. Chi disobbediva era costretto a subire punizioni umilianti e, spesso, corporali. Solo il carattere determinato e indomito di Jane poteva farla sopravvivere. Non solo è sopravvissuta, ma è arrivata anche a trionfare: è diventata l'allieva migliore del suo corso e, successivamente, insegnante a Lowood. Jane, però, aspira a qualcosa di più: aspira alla libertà, o almeno a uno stimolo nuovo, a un cambiamento. Che arriva sotto forma di un lavoro come istitutrice presso la nobile famiglia di Mr Rochester. Thornfield Hall la accoglie in tutta la sua magnificenza nascondendo, tuttavia, un grande segreto e il futuro destino di Jane.
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