L'unica persona nera nella stanza
66th&2nd, 2021
160 pagine
Quando sei l'unica studentessa di colore della classe, o della scuola, e un ragazzo ti chiede di uscire, non sei quella con gli occhiali, quella della 4A, quella strana, quella bella - sei solo quella straniera. Quando sei l'unica ragazza nera della scuola, sei sempre quella straniera.
Nadeesha Uyangoda è un'italiana nera originaria dello Sri Lanka. Dopo essersi trasferita con sua madre in Lombardia all'età di sei anni, è diventata rapidamente quella che gli inglesi definiscono in maniera razzista una “noce di cocco”: nera fuori, bianca dentro - un esempio perfetto di assimilazione culturale. Eppure, il colore della sua pelle e la questione razziale hanno continuato a definire la sua identità e le sue relazioni con le altre persone.
Nadeesha allora ha deciso di rivolgersi alla scrittura e all'attivismo per raccontare attraverso esperienze personali, interviste e dati, cosa significa essere l'Unica Persona Nera nella Stanza: dal contesto scolastico alla realtà delle coppie miste; dal rapporto con la comunità di origine alla rappresentazione dei neri sui media e nel mondo culturale; dal razzismo istituzionalizzato al femminismo intersezionale.
A proposito di identità, migrazioni e razza l'autrice ha curato anche la serie di podcast Sulla razza, uno dei contributi più originali e onesti su questi temi in Italia.
Nadeesha allora ha deciso di rivolgersi alla scrittura e all'attivismo per raccontare attraverso esperienze personali, interviste e dati, cosa significa essere l'Unica Persona Nera nella Stanza: dal contesto scolastico alla realtà delle coppie miste; dal rapporto con la comunità di origine alla rappresentazione dei neri sui media e nel mondo culturale; dal razzismo istituzionalizzato al femminismo intersezionale.
A proposito di identità, migrazioni e razza l'autrice ha curato anche la serie di podcast Sulla razza, uno dei contributi più originali e onesti su questi temi in Italia.
Commenti
25/04/2023 20:47
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
"L'unica persona nera nella stanza" è un saggio scritto da Nadeesha Uyangoda che approfondisce alcuni temi molto importanti quali il razzismo (in particolare il razzismo in Italia), l'identità e l'immigrazione. L'autrice del libro ha voluto accompagnare questi argomenti con la sua autobiografia infatti ha inserito nel libro molte esperienze che ha vissuto o che ha sentito da altre persone e quindi alla storia autobiografica della scrittrice si alternano in continuazione pensieri e opinioni personali e approfondimenti compiuti da lei in prima persona.
Per quanto mi riguarda il libro non mi è piaciuto molto. In primo luogo il genere autobiografico non è uno dei mie preferiti poiché lo trovo troppo lento e spesso poco interessante e in particolare questo libro non aveva passaggi molto chiari e mi era spesso difficile collegare le diverse sequenze autobiografiche; poi ho trovato decisamente molto noiosa e poco avvincente l'alternanza tra le diverse sequenze che parlano della vita dell'autrice e le sequenze riflessive troppo lunghe che toglievano spazio ai dialoghi o alle altre sequenze descrittive-narrative. Sarebbe stato molto meglio, secondo me, se la scrittrice avesse usato una narrazione più lineare e fluida, magari inserendo delle brevi riflessioni tra una vicenda e l'altra.
Però ho apprezzato i collegamenti esterni che ha inserito l'autrice indicando i diversi siti e i riferimenti bibliografici alla fine del libro i quali danno la conferma che il saggio è stato ben strutturato dall'inizio e che nulla è stato lasciato al caso ma tutto è stato approfondito e studiato diligentemente.
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25/04/2023 20:02
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
Mentre le discussioni sul razzismo sono sorte già da tempo in quei paesi come gli Stati Uniti, l'Inghilterra o Sud Africa, dove esisteva una forte componente di stranieri e la loro discriminazione, in Italia la questione è sorta solo recentemente. Il libro "L'unica persona nera nella stanza" descrive perfettamente tutti gli atteggiamenti e stereotipi che noi italiani abbiamo verso persone di etnia diversa, e che molti (incluso me) tendono ad ignorare. Ritengo che l'obiettivo principale di questo libro sia mostrare al lettore come i pregiudizi e gli atteggiamenti di esclusione influiscano da sempre sulla vita di Nadeesha e ragazzi come lei di etnia diversa, che vengono racchiusi in un'unica categoria, quella dei "Neri Italiani". Per questo motivo uno studente giunto nel nostro Paese per specializzarsi in un lavoro si vede paragonato ad un migrante sbarcato illegalmente sulle nostre coste. L'autrice spiega che essere un NI significa essere la maggior parte delle volte l'oggetto della conversazione, sopportare la sfilza di domande inopportune sul paese d'origine, religione, come si sia raggiunta l'Italia ecc... e accettare l'idea di non essere mai visti pienamente italiani. Nadeesha infatti, soltanto nel momento in cui da adolescente ha capito che le sue origini, il colore della sua pelle e la sua diversità erano tutto ciò che la caratterizzava, ha smesso di sfuggire alle sue radici.
Il libro nel complesso è molto bello, l'autrice fa buon uso di citazioni e articoli di giornale, rendendolo un vero e proprio dibattito sulla discriminazione in Italia. È soprattutto consigliato per tutti che desiderano capire il punto di vista di chi vive una condizione di “diverso” nel nostro paese, in modo tale da cercare di eliminare stereotipi e comportamenti come quelli descritti nel libro. Devo però criticare il modo in cui Nadeesha, facendo riferimento alle sue esperienze personali, descrive alcuni atteggiamenti subiti rendendoli generalizzati; non tutti sono interessati a sapere se uno straniero sia musulmano o meno, non tutti sono sorpresi nel vedere una coppia mista camminare per strada. Non tutti i film diretti da un NI sono esclusi e riservati solamente ai cineforum di periferia. Andrebbe specificato che questi sono atteggiamenti ed episodi che, seppure sgradevoli, capitano fortunatamente ogni giorno sempre meno.
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25/04/2023 19:43
1O - Liceo Fermi, Bologna
Il testo narra di come il mondo sia razzista e di come lei lo abbia provato sulla sua pelle, migrando dallo Sri Lanka a soli 6 anni. Il libro mi è piaciuto ma in alcuni punti mi è parso ripetitivo. Lo consiglio per lettori di tutte le età poiché deve credo che uno degli scopi su quello di sensibilizzare la gente sul tema.
26/04/2023 00:04
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
“L'unica persona nera nella stanza” di Nadeesha Uyangoda è un saggio autobiografico che racconta senza nessun filtro o confine il pensiero, le esperienze e la critica sociale di una donna nera in Italia, non avendo nessuna esitazione nel portare l'attenzione e denunciare ogni tendenza discriminatoria, appartenente all'indubbio razzismo sistematico radicato nei fondamenti ideologici e comportamentali della sfera socio-culturale occidentale. L'autrice, basandosi su fonti esterne e autoreferenziali, esprime nei dettagli e schiettamente le difficoltà della sua vita, accostandole costantemente ai suoi pensieri e conoscenze, introducendo con determinazione argomenti e sfaccettature del tema, come il colorismo e l'assimilazione, nuovi ed estranei al pubblico italiano, abituato piuttosto, come fa notare la stessa Nadeesha, a fingere che il razzismo non sia un problema esistente e tangibile, che tocca nel profondo un considerevole numero di cittadini italiani.
Questo libro aiuta in primis a comprendere un tema di fondamentale importanza culturale, sociale e mediatica sotto un punto di vista e uno sguardo diverso, oscurato spesso da l'opinione inopportuna e compassionevole dell''oppressore.
Con ciò che potrebbe sembrare vittimismo o esasperazione, Nadeesha Uyangoda riesce invece a dimostrare quanto la discriminazione e il pregiudizio, spesso anche espressi senza intenzioni malevole, siano intrinsechi nel modo di pensare e relazionarsi della gente; il razzismo infatti non è espresso solo con violenza verbale o fisica: l'autrice ci racconta di averlo sentito sulla sua pelle in ogni momento della sua vita, sentendo il disagio di non appartenere a nessun modo allo standard di bellezza occidentale , l'estraniazione di non essere considerata una degna cittadina del suo paese, la delusione di rappresentare unicamente “la quota nera”, l'isolamento di non sentirsi vicina o simile a nessun personaggio televisivo durante l'infanzia. Fin dal primo capitolo, le sue parole e la sua storia vogliono trasmettere e diffondere un messaggio intenso, che sensibilizzi e dia consapevolezza a chiunque lo legga: nonostante i grandissimi traguardi raggiunti negli anni, il razzismo è un flagello che ancora affligge e marca profondamente la nostra civiltà e non può essere ignorato o giudicato superfluo per il timore di affrontarlo è così affrontare i propri limiti e le proprie paure.
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26/04/2023 07:21
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
All'interno de "L'unica persona nera nella stanza", la protagonista del racconto, Nadeesha Uyangoda espone al lettore sotto forma di un saggio autobiografico i vari problemi legati alla questione del razzismo. La prima cosa che ho notato è il modo in cui l'autrice affronta questi problemi, infatti nonostante la continua presenza di un linguaggio semplice e di facile comprensione, c'è sempre molta precisione e accuratezza sui dettagli, tanto che per esempio a seguito di ogni informazione viene specificata dall'autrice la fonte da cui è ricavata, e riportata alla fine del libro in una sezione completamente a parte. Oltre alla precisione dell'autrice in merito ai dati, aiuta anche il fatto che lei, al contrario di molti altri che parlano e discutono di razzismo, sia di carnagione scura e dunque abbia vissuto in prima persona situazioni di razzismo, dando una visione più approfondita e completa al fenomeno e dettagli che non vengono generalmente trattati quando si parla di questo argomento. Ad esempio l'autrice ci dà una spiegazione e a seguito numerose dimostrazioni del 'colorismo', termine che prima di aver letto questo libro non avevo mai nemmeno sentito nominare e del quale non potevo avere idea dell'esistenza. Se non fosse stato scritto, dunque, da una ragazza che ha subito in prima persona queste discriminazioni, molto probabilmente questo tema non sarebbe stato affrontato, come ad esempio quello del 'razzismo inconsapevole' di cui probabilmente la maggior parte di noi è colpevole senza nemmeno accorgersene. Purtroppo però devo ammettere che dopo un certo numero di pagine i temi e i concetti espressi iniziano ad essere ripetitivi, e il ricco numero di dettagli ha fatto sì che la trama risultasse più lenta. Ciò però non significa che questo non sia un libro da leggere anche perché sono convinto che non sia semplice parlare di certi argomenti, soprattutto in prima persona, e anzi credo che ogni mio coetaneo debba dare una lettura a questo saggio poiché spiega lo stesso tema da un'altra prospettiva e con concetti diversi.
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26/04/2023 08:10
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
“L'unica persona nera nella stanza” è un libro di Nadeesha Uyangoda pubblicato nel 2021.
L'autrice è srilankese, infatti la tematica principale del libro è proprio il razzismo e le discriminazioni che Nadeesha Uyangoda è stata costretta a sopportare nel corso della sua vita, a partire dal suo arrivo in Italia. Questa però non è l'unica tematica del libro, che tratta anche di argomenti come il femminismo, la politica e in generale il suo rapporto con amici, famiglia e mondo esterno. L'autrice sceglie di raccontare, a partire da quando viveva in Sri Lanka, come si è evoluta la sua vita e come il suo arrivo in Italia le abbia permesso di iniziare una nuova storia. Il titolo ci rimanda proprio al fatto che spesso, in vari contesti sociali, l'autrice fosse l'unica persona nera nella stanza; la persona guardata male da tutti solo perché di colore. Nadeesha Uyangoda si sofferma proprio sui pregiudizi e su come la gente, invece che provare a conoscerla di persona, si allontanasse solo dopo aver visto il colore della sua pelle. La scrittura è a tratti autobiografica e a tratti sotto forma di un diario, con anche qualche parte leggermente romanzata. La scrittura è caratterizzata da un linguaggio forbito e termini ricercati, che fanno indubbiamente capire lo stile dell'autrice. Personalmente questo libro non mi è piaciuto molto, poiché a causa del linguaggio abbastanza ricercato mi è risultato difficile comprendere tutto alla perfezione. Questo però non è l'unico motivo, infatti la scrittura autobiografica non rientra nei generi che di solito leggo, inoltre la scrittura mi è sembrata lenta e poco incalzante; ciò ha reso difficile il coinvolgimento nella storia. Inoltre dopo i primi capitoli ho notato che i concetti erano sempre gli stessi, soltanto espressi con parole differenti. Avrei quindi preferito che l'autrice riuscisse a trattare altre tematiche, così da rendere più piacevole la lettura.
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25/04/2023 09:26
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
“L'unica persona nera nella stanza” di Nadeesha Uyangoda, pubblicato nel 2021; una volta letto, dà l'impressione di essere un libro difficile da catalogare poiché presenta caratteristiche strutturali e lessicali tipiche di generi differenti, quali per esempio: l' autobiografia, il romanzo, il diario. In questo “racconto” si sviluppa e viene affrontata la tematica delle discriminazioni raziali in diversi campi, riflettendo in particolare su quella che le persone straniere, nello specifico quelle di colore, subiscono in Italia, ma anche, più ampiamente, che gli stessi stranieri operano su loro stessi; dando particolare rilievo, inoltre, alle difficoltà, per questi, di integrarsi in una nuova cultura (quella italiana) senza perdere la propria specificità culturale.
Nel primissimo capitolo l'autrice accenna alla nascita di questo libro come una conseguenza del successo di un suo articolo omonimo, trattanti le stesse tematiche e ciò mi ha lasciato per un momento perplessa.
Personalmente trovo difficile da riadattare un articolo giornalistico, qualunque sia l' argomento, alla stesura di qualcosa di ben più complesso come un romanzo, che quindi dovrebbe analizzare ampiamente e più nello specifico i diversi temi proposti per renderli maggiormente interessanti. In questo libro infatti, i primi capitoli sono stati molto scorrevoli ed piacevoli da leggere, tanto da avermi dato la possibilità di riflettere su molti aspetti della discriminazione razziale che non avevo avuto la possibilità di affrontare prima. Purtroppo però già nel terzo capitolo ho iniziato a notare molte ripetizioni nei concetti espressi e nel modo in cui venivano descritti che hanno reso la lettura lenta e meno piacevole, precludendo la mia curiosità nel leggere i capitoli successivi, ugualmente caratterizzati da queste ripetizioni.
Un aspetto interessante però, sono stati i riferimenti storici presenti in quasi ogni pagina.
Citando nuovamente la mia personale opinione e non volendo, in alcun modo, denigrare il lavoro dell' autrice, necessario per la nostra "crescita personale", ritengo che avrei preferito che avesse arricchito maggiormente il racconto affrontando meglio le diverse sfaccettature che la discriminazione razziale può assumere che, personalmente, talvolta, si fermavano soltanto al titolo del capitolo.
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25/04/2023 09:54
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
“L'unica persona nera nella stanza” è un saggio scritto da Nadeesha Uyangoda in cui viene trattato l'argomento del razzismo, analizzando le varie forme di discriminazione, particolarmente in Italia, con coscienza e lucidità in tutti i nove capitoli; in essi vengono portati a galla in modo diretto dettagli che non sono notati o tenuti in considerazione quando si parla di questo tema, dalla politica alla visibilità nella società e nella letteratura, traendo spunto dall'esperienza diretta dell'autrice, da episodi storici o di cronaca e da opinioni sociali.
Infatti uno dei tanti insegnamenti che il saggio offre è quello di riflettere più a lungo sia sui nostri gesti, compiuti anche involontariamente ma che possono mettere a disagio una persona, sia su quanto la nostra realtà sia chiusa, escludendo le minoranze.
Il linguaggio è semplice, il che rende il libro destinato ai ragazzi sebbene l'autrice non rinunci all'uso di termini specifici e precisi e tratti tematiche complesse come colorismo, assimilazione e internazionalità.
Infatti ciò che mi è piaciuto di più del libro è che l'autrice ha posto l'attenzione su temi molto spesso “nascosti”, dalle coppie miste ai canoni estetici occidentali, cui le minoranze sono sottoposte, e alla emarginazione che queste subiscono nella società, come, per esempio, quando sono i soggetti dei dibattiti televisivi sul Bame (Black, Asian and Minority Ethnic) risultano in realtà l'oggetto del discorso. Una frase che sintetizza questi concetti e che mi ha molto colpito è: «La razza, una cosa che esiste e non esiste allo stesso tempo, è l'elemento che più ha definito la mia esistenza. Io sono la mia pelle, i miei capelli, il mio nome, sono le tradizioni dei miei genitori. [...]La maggior parte delle persone bianche, al contrario, vive la propria vita come se la razza fosse qualcosa di invisibile, irreale persino. Le persone bianche guardano la televisione, sfogliano libri e giornali, si presentano ai colloqui senza doversi mai preoccupare della razza - perché la loro pelle, i loro capelli, i loro nomi, la loro cultura sono lo standard.»
In poche parole dunque, è un ottimo libro per uscire fuori dai propri schemi.
Un aspetto negativo del saggio è la ripetitività, la quale ha reso la lettura lenta in alcuni capitoli. Inoltre accade spesso che vengono fatti collegamenti tra le tematiche o gli articoli e un episodio di vita dell'autrice, interrompendo il pensiero, per poi riprenderlo in un secondo momento creando così confusione nella mente di colui che legge.
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24/04/2023 18:01
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
“L' unica persona nera nella stanza” di Nadeesha Uyangoda rappresenta quello che, a mio parere, potrebbe essere un saggio sulle tematiche razziali: schietto, lucido, eppure dai tratti talvolta sentimentali e soggettivi.
In primo luogo, però, tengo particolarmente ad effettuare una premessa sull'attuale e tendenziale posizione assunta dalla tematica razzista.
Difatti, quest'ultima, al pari di altre, viene costantemente citata su ogni tipo di piattaforma di comunicazione, dai social ai programmi televisivi, mediante attività di informazione che ognuno, liberamente, sceglie di attuare.
Ad ogni modo, quasi tutti coloro che si esprimono sono di carnagione bianca e per giunta spesso non sufficientemente preparate o totalmente ignoranti in materia e che, pertanto, si limitano ad offrire al pubblico una visione della situazione globale non completamente aderente alla realtà e fondata su di un ormai diffuso senso di pietà (fine a sé stesso, non inducente alla reazione concreta) legato al tema, il quale eleva eroicamente qualsiasi persona che minimamente lo accenni, sia pure ad esclusivo scopo d'immagine, come spesso accade e viene descritto nel saggio
Il risultato di tutto ciò, quindi, appare come una diffusione di informazioni superficiali, provvedenti ad ‘anestetizzare' l' uditorio sul conto di un elemento, quale quello razziale, il cui impatto non si limita all'astratto, ovvero al carattere offensivo che lo caratterizza, ma risulta essere insito nei meandri dell' attuale vita ‘associata', costituendo un autentico problema politico.
Tuttavia Uyangoda, con la sua riflessione, è riuscita ad introdurre un' autentica ventata di verità, proveniente da una figura documentata, perfettamente cosciente del grave impatto del fenomeno razziale non solo limitatamente al contesto italiano, ma anche allo scenario mondiale, e soggetta in prima persona a quest'ultimo.
Ed è secondo tale evidenza che, dunque, dalle questioni come la cittadinanza, la narrazione di eventi palesemente razzisti ormai perfettamente radicati nella società e l' origine storica dei termini che compongono il campo semantico razziale, traspare un fondamento di concretezza e lucidità, necessari ad un discorso proficuo e stabile come quello attorno a cui lo scritto si articola.
Inoltre, è doveroso esprimere il mio apprezzamento nei confronti del frontespizio, raffigurante una sagoma di donna nera stilizzata che si staglia su uno sfondo astratto, dai colori tenui, quasi a risaltare l' incarnato della figura che appare, per l'appunto, come l' unica persona di carnagione scura nella stanza.
Personalmente, ritengo che l' immagine sia piuttosto rappresentativa del senso globale del testo data la posizione della donna: volta ad osservare l' orizzonte, l' esterno così confusionario e variegato, il cui ordine è poco chiaro e apre le speranze ad un futuro caratterizzato da maggiore ordine per tutti, in cui non occorrano colori delicati per mettere in evidenza qualcuno, ma che gli stessi colori del dinamismo odierno siano implicati per descrivere una società che inglobi tutti nel proprio progresso.
Riprendendo, però, l' evidente 'abitudinarietà' che caratterizza il rapporto tra opinione pubblica e razzismo, ritengo che ciò abbia scalfito l''intento sensibilizzatore e chiarificatore della scrittrice, conferendo al tutto un senso di ridondanza, anche tra capitoli inerenti allo stesso argomento.
Consequenzialmente, dunque, il lettore non risulta mantenere il medesimo livello di concentrazione per tutto il libro, ma alterna fasi di particolare attenzione in corrispondenza della narrazione delle esperienze personali dell' autrice, più dinamiche, ad evidente distrazione nei momenti in cui, invece, sono attuate splendide riflessioni, dotate di notevole acume e dichiaratamente fondate su basi teoriche.
Un vero peccato, a giudicare, in aggiunta, dal lingueggio ‘fresco' e vivace che distingue il testo, mai appesantito da elementi appartenenti ad un registro eccessivamente elevato, perfettamente comprensibile ed inevitabilmente implicato nel tentativo di destare maggiore interesse.
In sintesi, “L' unica persona nera nella stanza” costituisce un valido testo per tutti, ma in particolare per coloro che usano definirsi perfettamente inclusivi ed antirazzisti, in quanto mirante a smontare gli usi comuni che, con l' obiettivo di abbattere ogni tipologia di barriera discriminatoria, finiscono per innalzare ulteriormente quelle presenti.
D' altra parte, però, tale universalità potrebbe non essere colta da coloro che non leggono usualmente e la cui attenzione, pertanto, necessita di maggior ‘sostegno' da parte dell'autore.
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24/04/2023 15:18
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
"L'unica persona nera nella stanza" di Nadeesha Uyangoda è un libro profondamente attivista che tratta di argomenti di grande rilevanza, ma soprattutto attuali, quali il razzismo, la migrazione e la discriminazione in generale.
Il testo è a tratti anche autobiografico: Nadeesha infatti, affronta la tematica della discriminazione razziale, sotto diversi punti di vista, (amore, lavoro, razzismo in Italia e nei paesi d'origine, stereotipi) inserendo anche una delle tante esperienze vissute in prima persona.
Essendo l'autrice una giornalista, nel libro sono inclusi anche dati e sequenze molto descrittive, trattanti lo stesso argomento, che si protraggono per più pagine, rendendo il discorso difficile alla comprensione e poco scorrevole.
Tramite questo libro si scoprono termini e tematiche che vengono di solito trascurate, come ad esempio la definizione di colorismo e di "noce di cocco", il razzismo presente anche nei paesi d'origine e il fatto che l'assimilazione sia diversa dall'integrazione.
Una frase che personalmente ho molto apprezzato, è stata: "...sono giunta alla conclusione di non essere abbastanza nera per i neri e di non essere abbastanza bianca per i bianchi".
Nadeesha, con questa frase, vuol far capire a chi legge che lei non si è mai trovata realmente a casa, né nel suo paese d'origine, né in Italia.
Non consiglierei questo libro a chi preferisce un romanzo o un testo con più sequenze narrative, rispetto ad un saggio che tratta tematiche così controverse come il razzismo e le migrazioni.
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24/04/2023 13:18
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
Questo libro tratta di tematiche indubbiamente importanti che devono essere discusse affinché si possano eliminare il razzismo e i suoi derivati che, oltre ad essere infondati, sono anche alquanto insensati. L'autrice, che è, Sri Lankese, parla di numerosi argomenti quali: la sua storia, il razzismo in ambito sociale professionale e sentimentale, l'omosessualità, l'attivismo e il femminismo, la politica, il rapporto con la sua famiglia e del suo popolo.
Sceglie di raccontare la sua storia attingendo continuamente da numerosi fonti rendendo lo stile del libro molto giornalistico e spesso poco scorrevole, ripetitivo e monotono.
È un libro da leggere tutto d'un fiato, per evitare di perdere il filo del discorso.
Nonostante ciò, resta comunque un libro ben strutturato e necessario, oltre che ad una sorta di crescita personale, all'apertura di menti ancora chiuse e sopratutto alla ricerca del coinvolgimento emozionale di chi è più fortunato di coloro che subiscono episodi di razzismo, e che di conseguenza non comprendono appieno il dolore, la frustrazione e la vergogna di queste persone che nessuno mai dovrebbe "tollerare". Immedesimarsi nella terribile esperienza che tanti affrontano giornalmente è il modo giusto per cercare di contrastare il razzismo, e questo libro ci riesce alla perfezione anche attraverso il racconto delle esperienze personali di Nadeesha e non.
Consiglierei questo libro agli adolescenti che preferiscono libri più sistematici che narrativi, e anche a quelli a cui generalmente piace conoscere e assimilare altri concetti e realtà diversi dai suoi.
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24/04/2023 12:36
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
Ho apprezzato molto questo libro di Nadeesha Uyangoda per via delle interessanti tematiche che questo contiene.
Infatti la tematica del razzismo, di cui sentiamo parlare spessissimo negli ultimi tempi, viene affrontata sotto molteplici punti di vista, fornendo al lettore numerosissimi spunti di riflessione differenti tra loro.
Le tematiche vengono rese ancora più interessanti dai molteplici esempi riportati nel libro tratti da esperienze personali dell'autrice stessa oppure di altre persone che hanno vissuto in prima persona ciò di cui si parla nel racconto.
Inoltre il libro è completo e ben fatto, è scritto in maniera complessa e completa ed è ricco di termini ricercati, e forse è proprio questa la motivazione per cui non mi ha convinta del tutto.
Penso che sia un libro incentrato nell'informare le persone e sensibilizzarle su determinati argomenti, per questo non dà la sensazione di un libro avvincente che stimoli il lettore a leggerlo tutto d'un fiato.
Si può dire quindi che è un libro complesso e che va letto con estrema attenzione se si vuole seguire e comprendere a fondo i numerosissimi concetti di cui Nadeesha parla in un modo molto professionale.
Consiglio questo libro a chi davvero vuole approfondire la tematica del razzismo e tutti i concetti che questa implica.
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24/04/2023 11:33
2D - Liceo classico Orazio Flacco, Bari
Parto col dire che questo libro è molto ben strutturato: l'autrice è riuscita a parlare della tematica del razzismo in tutte le sue sfaccettature (il colorismo, l'assegnazione della cittadinanza agli immigrati di seconda generazione e l'intersezionalità solo per citarne alcune) compiendo l'impresa di collegare due o più argomenti diversi all'interno di un capitolo in maniera abbastanza scorrevole, spesso aggiungendo esperienze di vita reale da lei vissute in qualità di membro di una minoranza etnica. Lodevole è anche quella che è stata la capacità dell'autrice di esprimersi trovando sempre i termini più corretti e ricercati per ogni ambito. Nonostante queste note positive, a me il libro non è piaciuto particolarmente. In qualità di amante e assiduo lettore di romanzi, sebbene il mio metro di giudizio non è particolarmente adatto per testi come "L'unica persona nera nella stanza", che si tratta di un saggio misto ad un'autobiografia. Trovo, infatti, che l'autrice si sia impegnata a riportare tutte le fonti dalle quali ha tratto le informazioni, facendo in questo modo trasparire la sua scelta di rendere il testo anche una prosa giornalistica. Proprio questa decisione, secondo me, ha danneggiato la fluidità del libro, troppo ricco di citazioni ed esempi (sicuramente necessari per rafforzare ogni eventuale tesi dell'autrice, ma con il risultato di dare all'opera un carattere lento e che a volte può sembrare ripetitivo). Consiglio questo libro ai ragazzi e alle ragazze della mia età per una maggiore consapevolezza riguardo al tema del razzismo, senza però l'aspettativa di una lettura leggera.
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23/04/2023 12:58
1BL - Liceo Andrea Maffei, Riva del Garda
"L'unica persona nera nella stanza" è un libro scritto da Nadeesha Uyangoda, una donna italiana, nata in Sri Lanka. Secondo me questo è un libro perché come suggerisce il titolo confronta temi come il razzismo e la diversità. Offre diversi spunti interessanti e la sua scrittura è molto vivida. Il libro è ben documentato non da nulla per scontato anche se ho trovato il modo in cui vengono presentati i temi un po' disordinato. Nonostante ciò il libro mi è piaciuto, lo consiglio perché insegna molte cose.
20/04/2023 16:32
2I - Liceo Galvani, Bologna
“Il razzismo è un accumulo di comportamenti, storicamente istituzionalizzati o abituali, che portano beneficio ai bianchi ai danni delle persone di colore.” Questa è la definizione che Nadeesha Uyangoda ci presenta a metà del suo saggio L'unica persona nera nella stanza in cui, partendo da esperienze e osservazioni personali, dettaglia i risultati delle proprie ricerche sulla discriminazione, soprattutto delle persone nere, ma non solo (sotto questo aspetto il passaggio sopra citato è fuorviante). La lettura risulta leggermente impegnativa per via dei tanti rimandi ad articoli, studi e romanzi, ma rimane comunque scorrevole a causa dello stile di scrittura coinvolgente dell'autrice. Infatti Uyangoda quando non sa interpretare perfettamente una situazione preferisce ammetterlo piuttosto che essere imprecisa, invitando il lettore a ragionare con lei.
L'opera è suddivisa in nove capitoli e ogni capitolo tratta un particolare aspetto del razzismo. Ad esempio, nel capitolo Dating a brown girl Uyangoda parte dalla sua relazione con un uomo bianco per parlare delle coppie miste e come vengono stigmatizzate. In un altro capitolo riflette su quale sia il termine giusto per riferirsi a persone non caucasiche: nere? di colore? “Forse, a tutti preferisco l'americano visible minorities, minoranze visibili,” conclude “mi sembra l'espressione più appropriata per individuare quei gruppi etnici che risentono maggiormente di una società razzializzata”. Un'altra tematica trattata e di cui non avevo mai sentito parlare è l'intersezionalità. Questo modo di analizzare le forme di oppressione permette di riconoscere come qualcuno possa essere discriminato in quanto appartenente allo stesso tempo a diversi gruppi svantaggiati. Ad esempio, una fabbrica potrebbe assumere solo uomini neri e donne bianche, discriminando le donne nere non perché nere e non perché donne, ma per la combinazione delle due condizioni.
Per me l'aspetto più interessante è stato come l'autrice parla dell'opinione ancora diffusa, che “gli italiani neri non esistono” e la contrappone al fatto che fino a non tanto tempo fa gli italiani all'estero non venivano considerati bianchi. Per esempio, nel nord degli Stati Uniti il Ku Klux Klan, un gruppo terrorista caratterizzato da razzismo e odio per gli stranieri, prendeva di mira anche famiglie di immigrati italiani, come la mia.
Ho apprezzato il libro perché è molto informativo e offre tanti spunti per approfondire l'argomento, poiché alla fine di ogni capitolo c'è una lista di fonti usate dall'autrice. Ho scelto di leggere L'unica persona nera nella stanza proprio per questa ragione: sono italiana ma ho vissuto anche all'estero e, rientrando in Italia, mi ha colpito subito il razzismo inconsapevole che sentivo dappertutto, in tv e nei discorsi dei miei conoscenti, e che mi sembrava fossero in pochi a notare. Uyangoda parla spesso di dinamiche razziste americane, cercando di ritrovarle nel contesto italiano; lavoro complesso ma prezioso, poiché porta alla riflessione su un problema molto presente nella nostra società del quale purtroppo non si parla abbastanza. Per tutte queste ragioni consiglio fortemente questo saggio.
La canzone e l'immagine che ho scelto riguardano entrambe la violenza verso le persone afroamericane.
Strange Fruit è un brano interpretato da Billie Holiday che parla dei linciaggi, una pratica comune negli Stati Uniti nella seconda metà del diciannovesimo e nella prima metà del ventesimo secolo, che consisteva nell'uccisione pubblica di un individuo, quasi sempre nero, senza processo. I “frutti strani” della canzone sono i cadaveri di vittime appesi ai rami degli alberi.
Il ragazzo dell''immagine invece è Ralph Yarl, a cui qualche giorno fa nel Kansas è stato sparato due volte dal proprietario di un'abitazione a cui aveva suonato per errore. Fortunatamente è sopravvissuto all'aggressione, ma questo fatto di cronaca è uno di tanti che vanno a dimostrare che il razzismo e la violenza a cui porta sono ancora problemi attualissimi.