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Avatar Milo
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La storia della mia vita non esiste. Proprio non esiste. Non c'è mai un centro, non c'è un percorso, una linea. Ci sono vaste zone dove sembra che ci fosse qualcuno, ma non è vero, non c'era nessuno. 
Nel 1929, una ragazza quindicenne sta viaggiando in traghetto attraverso il Delta del Mekong, di ritorno al suo collegio a Saigon dopo una vacanza nella casa di famiglia nella città di Sa Đéc. Attira l'attenzione di un uomo di ventisette anni, figlio di un magnate cinese, un giovane ricco e futuro erede della fortuna di famiglia. Lui attacca bottone con la ragazza; lei accetta un passaggio per tornare in città nella sua limousine con autista. 
Quindici anni e mezzo, scarpe di lamé col tacco acquistate in saldo, cappello di foggia maschile, vestito logoro di seta naturale adatto al clima torrido dell'Indocina:  non è la prima volta che la ragazza attira lo sguardo degli uomini. Ma Marguerite, nonostante gli occhi sensuali e il fascino naturale, non si fa illusioni sulla vita, glielo impediscono lo sguardo spento e quasi folle della madre, rovinata da investimenti sbagliati, e la malvagità del fratello maggiore, il prediletto, l' “assassino senza armi”.
I ricordi si accavallano in questo romanzo, c'è un prima e un dopo, prima e dopo il rapporto informe, squilibrato e liberatorio con il giovane miliardario. Continui passaggi dalla prima alla terza persona, un tono disincantato che svela i pensieri più inconfessabili, i fatti più intimi, odori, suoni e colori di una terra “che non ha primavere, non ha risvegli”: c'è tutto questo nella memoria della scrittrice, falso e sincero proprio come quando l'ha vissuto.

Su Spotify puoi ascoltare il primo capitolo.

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