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I quattro uomini stanno trascinando in strada il proprietario del negozio. L'uomo si chiama Gabriel. Arturo non lo conosce davvero, sa il suo nome e poco più. Gli uomini lo stanno pestando, non troppo seriamente, ma non appena Gabriel cerca di difendersi uno di loro lo colpisce alla testa, di lato, con il calcio della pistola, e lui crolla nella polvere, mezzo incosciente. Persino dall'altra parte della strada, Arturo riesce a vedere il sangue. Gli uomini trasportano Gabriel sul retro del pick-up e montano su [...] Arturo comincia a rilassarsi ma, proprio mentre il pick-up lo supera, il guidatore alza gli occhi e lo vede. I loro sguardi si incrociano e in quel mentre Arturo avverte un sussulto […] L'uomo ha il volto tatuato, più inchiostro che pelle; marchi di una banda di narcos.
Arturo vive in una catapecchia fatta di legno e lamiere ad Anapra, uno dei quartieri più poveri di Juarez, città messicana al confine con gli Stati Uniti e tira avanti cercando lavoretti: un giorno come operaio da un gommista, un altro come carpentiere in edilizia, ogni cosa pur di avere qualche pesos la sera per mettere un boccone sotto i denti. La tentazione di cercare fortuna negli Stati Uniti è forte, ma senza il denaro per pagare un Cojote (una guida che ti accompagna nel viaggio) superare la frontiera indenni è quasi impossibile. Arturo comincia a risparmiare per capire se un giorno potrà permettersi quel costoso viaggio. Una sera a casa sua irrompe l'amico Faustino, disperato perché ha sottratto mille dollari alla banda di narcos per i quali lavora per pagare il viaggio alla famiglia, e non sa più come recuperare quel denaro: Arturo è la sua ultima possibilità. C'è la Calavera, un gioco d'azzardo simile al Black Jack, a cui Arturo sa giocare molto bene e dove forse si possono vincere proprio mille dollari – oppure il destino è segnato.

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