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Non mi piaceva disturbare. Non mi piaceva essere trattato male. Ma a tutti (me compreso) vivere interessa molto, e per vivere siamo disposti a fare cose che non ci piacciono. 
Enaiatollah si racconta. Parte dall' Afghanistan che è ancora un bambino, parte e attraversa il Pakistan, l'Iran, la Turchia e la Grecia per arrivare in Italia tra fughe, trafficanti e nascondigli. Una sera come un'altra, sua madre lo guarda e gli dice prometti, prometti di non truffare, di non usare armi e di non prendere droghe. Enaiatollah non capisce ma promette. Il mattino dopo si sveglia e non la trova al suo fianco, cerca e poi capisce che se ne è andata. Parte, gira per la città, ne cambia troppe e ogni volta cerca una casa, ogni volta gli sembra possibile fermarsi. Cresce e quasi non se ne accorge, rimane vivo nonostante tutto, non perde dignità e non perde sé stesso. Tiene stretto l'amore degli occhi di sua madre, il verde di un Iran che immaginiamo grigio, gli amici incontrati che sanno di continuità, partite di pallone e leggerezza. Enaiatollah ha 21 anni e mentre ci racconta il suo viaggio, si accorge di essere vivo. 

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