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 “...non è mica una nebbia normale, è una nebbia stregata. Giacomino dice che l'ha vista uscire dalla Bocca dell'Orco. Viene su per coprire gli annegati. Non ti puoi immaginare. Te stai lì e la vedi salire e poi inizi a sentire quel tumpf tumpf. Coi miei fratelli una volta abbiamo guardato fuori dalla finestra”. 
 Gli tremava la voce mentre lo diceva. 
 “E?” 
 “E li ho visti.” 
 
È un paese quasi totalmente isolato quello in cui cresce Albertina: un po' per la nebbia che di tanto in tanto chiude qualsiasi orizzonte, un po' per le voci che che raccontano di una tremenda vergogna di cui alcuni cittadini si sono macchiati durante la guerra, un po' perché da quel momento si susseguono morti di bambini, inspiegabili per qualsiasi medico. È come se una maledizione, ancora in atto, avesse creato un muro. C'è qualcosa che accumuna tutte le piccole vittime: si erano avventurate in un punto nascosto del fiume, chiamato Bocca dell'Orco, che si dice infestato da fantasmi e streghe. 
Albertina vive divisa tra la casa di famiglia, in cui però sembra essere di troppo, quella della nonna, e in seguito in quella più ricca della Madrina. È irrequieta, vuole sapere la verità. Ascolta le frasi senza senso del matto del paese, i racconti e i segreti delle donne che ricamano, i sussurri dei giovani uomini che con la nuova guerra hanno scelto di nascondersi in montagna. 
Finché non decide di scendere alla Bocca: lì, nella nebbia, vede qualcosa, l'esperienza è così traumatizzante da farle perdere i sensi, e anche la voce. Muta e debilitata, continuerà ad indagare nei misteri del paese. 

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