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«Forse fummo pazzi quel giorno. Forse alcune delle cose che sembrarono accadere non accaddero per davvero. E forse molte delle cose che parvero accadere nei giorni e nelle settimane successive non accaddero per davvero. Forse fu solo perché eravamo giovani, e perché essere giovani è come essere pazzi. Forse essere umani, a qualunque età, significa un po' essere pazzi. Ma forse le cose migliori che facciamo, e le cose migliori che siamo, nascono dalla pazzia.»
Durante le vacanze di Pasqua Claire e gli amici partono finalmente per quella che sperano sarà un'esperienza memorabile, di libertà totale. Niente programmi, niente obiettivi: tende in spiaggia, musica, poesia, follia, lontano da tutto. Manca solo Ella, che per Claire è da sempre più di un'amica. Forse è la prima volta che si separano, loro che a diciassette anni ancora dormono regolarmente nello stesso letto e sanno tutto l'una dell'altra. Una mattina, all'alba, i ragazzi vengono svegliati da una melodia impossibile da descrivere: c'è un giovane sulle dune che suona un vecchio strumento a corde, e canta in maniera struggente. Claire, totalmente rapita, riesce a comporre il numero di Ella, che sta dormendo a chilometri di distanza, e a farle sentire quello strano ragazzo che dice di chiamarsi Orpheus. Ella si innamora perdutamente di lui, senza averlo nemmeno mai visto, ed è convinta che presto verrà a prenderla. Claire ci scherza su, tenta di farla rinsavire. Ma una mattina, a scuola, Ella improvvisamente si alza e se ne va. Claire fa appena in tempo a vederla dalla finestra, mentre si allontana mano nella mano con qualcuno che sembra avere in spalla una vecchia lira.

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