Kahu e la balena
Bompiani, 2020
Traduzione di Chiara Brovelli
240 pagine
Mentre vegliava, il maschio anziano veniva sfiorato dal ricordo della sua nascita. La madre, tre mesi dopo averlo partorito, era stata aggredita dagli squali. Il piccolo piangeva accanto a lei, nelle secche di Hawaiki, ma qualcuno era giunto in suo aiuto: un uomo dalla pelle color dell'oro, che divenne il suo padrone. L'uomo aveva udito la sua pena ed era entrato in mare, suonando un flauto. Era un suono lamentoso e triste. Voleva comunicargli che sentiva il suo dolore e gli era vicino.
Kahu è una bambina maori, che perde la madre alla nascita, e contemporaneamente riceve un nome molto importante. Quello di Kahutia Te Rangi, l'eroe che ha portato prosperità alla sua tribù, arrivando sul dorso di una balena. La leggenda narra che l'eroe sapesse parlare ai grandi cetacei, e avesse per questo motivo stretto un patto importante tra il regno degli uomini e quello del mare. Ora la guida della sua tribù è in carico al nonno di Kahu, che sta aspettando un erede maschio al quale trasferire il suo sapere. In quanto di genere femminile, il nonno ritiene che Kahu sia inadeguata al compito, e la scaccia ogni volta che la bambina si intrufola nell'aula dove tiene le lezioni di cultura e tradizioni maori. Nonna Flowers ci prova a convincere quel testone del nonno che Kahu è la predestinata, colei che può ristabilire il sacro patto tra gli uomini e le balene, ma il nonno non vuole sentire ragioni e si ostina a cercare tra i giovani ragazzi del villaggio il suo successore. Chi ha ragione? Probabilmente la nonna, perché un giorno Kahu emette un suono lamentoso, molto simile a quello del pianto delle balene, dando avvio a un percorso già scritto.
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