La vita di Louisa May Alcott vale la pena di essere raccontata. Nono solo per la sua esemplarità ma anche per il suo profondo attivismo.  Una ragazza forte per forza, cresciuta in un ambiente povero materialmente ma ricco di ideali. Sarta, insegnante, e colf all'occorrenza, per pagare conti e debiti non suoi, e sempre attiva nella difesa della libertà.

L'autrice di Piccole donne nacque a Germantown, in Pennsylvania il 29 novembre del 1832. Seconda di quattro sorelle e figlia di Abby May, attivista e assistente sociale, e di Amos Bronson Alcott, insegnante e convinto trascendentalista, visse in un ambiente culturale vivace impegnato. Quando nel 1849 Louisa pubblicò Flower Fables, che scrisse originariamente per la figlia di un amico, lavorava con la famiglia nella rete clandestina Underground Railroad, che favoriva la fuga degli schiavi afroamericani dalle piantagioni verso stati e luoghi sicuri. Non solo abolizionista, durante la Guerra Civile, Alcott entrò nell'esercito come infermiera ammalandosi di tifo, lottò inoltre per l'emancipazione femminile e il suffragio universale, nel tentativo di affrancarsi da quel ruolo troppo limitante che la società assegnava alle donne della sua epoca.

Piccole donne arrivò nel 1868 a seguito di importanti cambiamenti: la morte della sorella minore Lizzie, il matrimonio della sorella maggiore Anna e un viaggio in Europa con un amico invalido durante il quale conobbe tanti scrittori. Jo March, la protagonista di Piccole donne, si ispira alla vita della sua stessa autrice, ai suoi ideali e alla sua maniera pragmatica di affrontare l'instabilità economica della famiglia.

Morì il 6 marzo del 1888 a Boston, in seguito a un ictus, due giorni dopo la morte del padre. Ora è sepolta poco distante da altri grandi autori come Emerson e Thoreau presso lo Sleepy Hollow Cemetery di Concord.