Nina Simone è stata una delle più grandi interpreti del secolo scorso, cantante e pianista leggendaria, e in questo disco, il suo più importante, mette in mostra tutte le sue caratteristiche, senza preoccuparsi di dare una linea unica all'album: una voce profonda, ruvida, spesso arrabbiata, potente e carismatica, unica; una molteplicità di generi, dal blues al jazz, dal gospel alla musica classica; e tanti temi diversi, quasi incompatibili tra loro. Così, dopo il tornado iniziale, l'arrivo a fine disco di Strange fruit, è da brividi: si tratta di una delle più note e terribili canzoni di sempre, divenuto, dopo la prima versione di Billy Holiday, un vero e proprio inno contro il razzismo: Southern trees bear a strange fruit, blood on the leaves and blood at the root, black body swinging in the Southern breeze, strange fruit hanging from the poplar trees. [Gli alberi del sud danno uno strano frutto, sangue sulle foglie e sangue sulle radici, un corpo nero dondola nella brezza del sud, strano frutto appeso agli alberi di pioppo.] Nina, bambina prodigio non accettata nelle grandi scuole di musica perché nera, e poi donna battagliera, non poteva certo tirarsi indietro. Prima di chiudere, ci lascia quella che per molti è la più grande perla, Sinnerman, una cavalcata di oltre dieci minuti, la versione definitiva del noto spiritual afroamericano.

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