Il tennis è uno sport così maledettamente solitario. Soltanto i pugili possono capire la solitudine dei tennisti – anche se i pugili hanno i loro secondi e i manager. Perfino il suo avversario fornisce al pugile una sorta di compagnia, qualcuno a cui può avvinghiarsi e contro cui grugnire. Nel tennis sei faccia a faccia con il nemico, scambi colpi con lui, ma non lo tocchi mai, né parli a lui o a qualcun altro. Il regolamento vieta perfino che un tennista parli col proprio allenatore mentre è in campo.
Può un tennista odiare il tennis? Può uno dei più vincenti e famosi sportivi degli ultimi vent'anni dichiarare praticamente in ogni pagina della propria autobiografia che ciò che gli ha portato soldi, gloria e successo è uno sport che non ha scelto, che gli è stato imposto, che detesta in modo viscerale? In realtà parlare di autobiografia in questo caso è un po' riduttivo. Di solito quando ci allungano un libro sulle memorie dell'ennesimo sportivo che racconta le proprie vittorie e sconfitte, magari di una disciplina che neanche ci appassiona, ci viene da roteare gli occhi verso l'alto e sbuffare… Cosa mai potrò imparare dalla storia di uno che con ogni probabilità non si è neanche mai dovuto occupare di cucinare una pastasciutta? Non è questo il caso. Proprio no.
Andre Agassi era un punk, un ribelle, uno che si scontrava in ogni modo con le consuetudini signorili e aristocratiche del tennis, uno che si tingeva i capelli, portava gli orecchini e giocava con i calzoncini di jeans, ma anche uno dei più forti ribattitori della storia di questo sport. Open non è per niente l'autobiografia che vi aspettate. Per esempio di tennis giocato si parla pochissimo (per fortuna, sai che noia leggersi pagine e pagine di cronaca delle partite senza poterne vedere le immagini). Open è la storia di un uomo, dei suoi successi e dei suoi clamorosi tonfi, che combatte prima di tutto per capire chi è, e per diventare se stesso, e lo fa anche attraverso lo sport a cui è stato avviato da bambino da un padre che voleva a tutti i costi un figlio campione.
Andre Agassi era un punk, un ribelle, uno che si scontrava in ogni modo con le consuetudini signorili e aristocratiche del tennis, uno che si tingeva i capelli, portava gli orecchini e giocava con i calzoncini di jeans, ma anche uno dei più forti ribattitori della storia di questo sport. Open non è per niente l'autobiografia che vi aspettate. Per esempio di tennis giocato si parla pochissimo (per fortuna, sai che noia leggersi pagine e pagine di cronaca delle partite senza poterne vedere le immagini). Open è la storia di un uomo, dei suoi successi e dei suoi clamorosi tonfi, che combatte prima di tutto per capire chi è, e per diventare se stesso, e lo fa anche attraverso lo sport a cui è stato avviato da bambino da un padre che voleva a tutti i costi un figlio campione.
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