Era sobrio e senza vizi. Si rispettava la sua severità verso gli altri perché era severo anche con sé stesso. [...]Frugalissimo nei pasti si fermava pochissimo a tavola. Aveva sempre fretta, non bisognava perdere tempo. [...]Detestava le chiacchiere. Ignorava ogni posa [...]Non improvvisava mai e seguiva attentamente gli appunti scritti su foglietti di carta che stringeva nella mano [...]Non gli importava di piacere all'uditorio.
Il delitto Matteotti venne commesso il 10 giugno 1924 a Roma, con il rapimento e l'assassinio del deputato Giacomo Matteotti. L'assassinio fu compiuto da una squadra fascista a seguito delle denunce da parte di Matteotti dei brogli elettorali e del clima di violenza attuati dalla nascente dittatura di Benito Mussolini nelle elezioni dello stesso anno.
In queste pagine viene raccontata la vita del deputato socialista, soprannominato “Tempesta”, per il carattere combattivo e rigoroso. Dalle prime esperienze nella lotta per la giustizia sociale, dall'amore per la moglie Velia a quello per lo studio e la pace, Matteotti si è sempre speso per il sogno di un paese migliore. Tra i primi a comprendere la vera natura del fascismo, non ha esitato a denunciarne la violenza, divenendo il principale avversario di Mussolini e pagando a caro prezzo la propria scelta, mentre quasi tutti tacevano.
 
Andrea Franzoso qui ricostruisce passo dopo passo il piano per eliminarlo, e quello che è seguito la sua morte: le reazioni politiche, le indagini sul delitto e il processo-farsa, fino all'assunzione di responsabilità di Mussolini e la soppressione dei diritti. Infatti, il 3 gennaio 1925, in un discorso di fronte alla Camera dei deputati, Mussolini si assunse pubblicamente la «responsabilità politica, morale, e storica» del clima nel quale l'assassinio si era verificato. Con questo discorso inizia, di fatto, l'epoca del totalitarismo fascista in Italia.

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