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La vera storia del pirata Long John Silver
Iperborea, 2002
Traduzione di D. Crocco
496 pagine
È per questo che ero diverso? Perché sapevo di essere vivo? Perché sapevo meglio di chiunque altro che non ci è data che una sola e unica vita da questo lato della fossa? È per questo che facevo così paura, ai peggiori come ai migliori? Perché me ne infischiavo della vita eterna?
Alla fine de L‘isola del tesoro il pirata Long John Silver, imbarcato sull'Ispaniola per essere consegnato alle autorità, riesce a scappare, portando con sé parte del bottino, e a Jim non resta che augurarsi per lui un futuro sereno con la sua donna e il pappagallo.
Il romanzo di Larsson non è altro che un'ingegnosa e appassionata ipotesi di quanto accade dopo quel momento: si tratta infatti di una sorta di diario del colto pirata con una gamba sola, che ci racconta in prima persona a distanza di anni, dal Madagascar, le sue memorie, sin da quando era ragazzo. I ricordi di Silver si trasformano presto in un saggio sulla pirateria, sulla sua epoca, sulle regole interne, sui legami con le istituzioni e il commercio ufficiale, con lo schiavismo e il contrabbando.
Silver rivela la sua diversità rispetto a ogni altro pirata, diversità che già traspariva in Stevenson, l'origine del suo soprannome “Barbecue”, la sua personalissima etica che gli ha permesso di rimanere sempre fedele a se stesso. Incontra addirittura Daniel Defoe e lo aiuta nella stesura di un suo saggio sui “gentiluomini di ventura”, legge L‘isola del tesoro e a partire da questa, risponde direttamente a Jim, che in qualche modo è stato un perfetto allievo della sua strana didattica.
Il romanzo di Larsson non è altro che un'ingegnosa e appassionata ipotesi di quanto accade dopo quel momento: si tratta infatti di una sorta di diario del colto pirata con una gamba sola, che ci racconta in prima persona a distanza di anni, dal Madagascar, le sue memorie, sin da quando era ragazzo. I ricordi di Silver si trasformano presto in un saggio sulla pirateria, sulla sua epoca, sulle regole interne, sui legami con le istituzioni e il commercio ufficiale, con lo schiavismo e il contrabbando.
Silver rivela la sua diversità rispetto a ogni altro pirata, diversità che già traspariva in Stevenson, l'origine del suo soprannome “Barbecue”, la sua personalissima etica che gli ha permesso di rimanere sempre fedele a se stesso. Incontra addirittura Daniel Defoe e lo aiuta nella stesura di un suo saggio sui “gentiluomini di ventura”, legge L‘isola del tesoro e a partire da questa, risponde direttamente a Jim, che in qualche modo è stato un perfetto allievo della sua strana didattica.
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