Bunker diary
Rizzoli, 2023
Traduzione di Paolo Antonio Livorati
304 pagine
«Mi pongo delle domande sul mondo che abbiamo intorno e poi cerco la risposta»
«Quali domande?»
«Di tutti i tipi, ma soprattutto quelle che smettiamo di farci quando diventiamo grandi. Perché il cielo è blu, perché lo spazio è buio, perché le stelle splendono, perché abbiamo due occhi»
Jenny ha sorriso. «è vero. Perché abbiamo due occhi?»
«Quali domande?»
«Di tutti i tipi, ma soprattutto quelle che smettiamo di farci quando diventiamo grandi. Perché il cielo è blu, perché lo spazio è buio, perché le stelle splendono, perché abbiamo due occhi»
Jenny ha sorriso. «è vero. Perché abbiamo due occhi?»
Mi chiamo Linus e non so se leggerete questo diario. Ho 16 anni e sono rinchiuso in un bunker sotterraneo, e sono solo, non c'è nessuno qui con me. Ci sono sei stanze, una cucina, un bagno e una sala da pranzo: sei piatti e sei forchette di plastica. Nelle camere sei bibbie e sei taccuini con relativa penna, coperte e cuscini. Nient'altro. Mi hanno calato qua sotto tramite un ascensore, unico collegamento con il mondo esterno. Mi sono accorto che sul soffitto di tutte le stanze ci sono delle piccolissime grate. All'inizio pensavo fossero le bocchette di aerazione, e avevo ragione, ma non solo. In ogni grata c'è anche una telecamera e un microfono. Qualcuno sta osservando e ascoltando tutto quello che faccio. Mi sembra di impazzire, cosa vuole da me? Sì, perché io so chi mi sta spiando. Quel cieco, quel finto cieco in realtà. Erano sei mesi ormai che ero scappato dal collegio dove mi aveva rinchiuso mio padre. Vivevo per strada e dormivo dove capitava: anfratti della metropolitana, portici. Insomma qualsiasi posto sufficientemente ospitale per passarci la notte. Non me la passavo male. Quella domenica mattina però mi sono fregato da solo, non ho ascoltato il mio intuito. Mi aggiravo per la stazione e nella zona dove di solito ci sono i taxi c'era un furgone parcheggiato, dietro al quale un signore, visibilmente in difficoltà, cercava di caricare una pesante valigia. Mi sono avvicinato e ho notato il braccio ingessato e spessi occhiali da sole. Ho pensato, è cieco, ha bisogno d'aiuto e l'ho aiutato a caricare la valigia. E' l'ultima cosa che ricordo prima del fortissimo odore di cloroformio che mi ha fatto svenire. E ora sono qui. Cosa vuole da me? Uscirò mai vivo da questo posto?
Commenti
29/11/2023 08:30
2CS - Liceo Luigi Stefanini, Venezia Mestre
L'incipit è carino, un po' banale ma non è quello l'importante se poi riesci a sviluppare una storia fatta bene. Per farvi capire il mio disappunto, senza fare spoiler, vi espongo prima le due vie principali che un libro che parla di reclusione in un bunker (o qualcosa di simile):
O si incentra sulla fuga: quindi l'obiettivo sarà escogitare un metodo per andarsene, chiamare aiuto, rendendo il libro più attivo e intrigante e rendendo meno importanti le relazioni tra personaggi e l'approccio alla situazione;
O si incentra sulla vita in quella situazione difficile, sui pensieri e la psicologia dei personaggi, sui loro discorsi, sulle sensazioni che provano rendendo meno importante la coerenza dell'esistenza del bunker, la fattibilità di rapimento o le capacità fisiche effettive dei personaggi.
In questo libro io non ho capito quale dei due sentieri l'autore volesse prendere: si può, secondo me, spaziare su entrambi gli argomenti dando loro la stessa importanza, ma bisogna dare ad entrambi un'importanza positiva.
Mi spiego: in questo libro si salta da un'opzione all'altra prendendo solo le parti non necessarie da spigare di entrambe.
Per questo leggendolo non sono riuscito a prendere sul serio né quando i personaggi provano a fuggire né quando interagiscono o il protagonista scrive i suoi pensieri sul diario.
Il libro in generale è noioso e non ti lascia nulla, se non alcune frasi cliché di cui si può fare a meno e il nome di un autore da evitare.
Fa anche ridere perché sul retro c'è scritto "il premio più discusso" come se fosse una cosa positiva.
Mi dispiace perché sembrava bello...
26/04/2023 19:09
1ASA - Liceo Andrea Maffei, Riva del Garda
“Avevo nove anni quando è successo.
Mamma si è ammalata e ha passato sempre più tempo a letto. Camera sua aveva un odore che non mi piaceva.
Poi l''hanno portata in ospedale ed è morta.
Papà ha pianto tantissimo e ha cominciato ad ubriacarsi, ogni volta per giorni di fila.
Non riesco a pensarci.
Non riesco…
E non voglio.”
Infatti, Linus, il protagonista di Bunker Diary, perde la mamma e il padre diventa alcolista e tossicodipendente. Così decide di scappare di casa e vivere facendo il musicista per strada. Finché non viene adescato da un signore che lo rapisce imprigionandolo in un bunker sotto terra. Inizia così l''incubo.
In una prima parte, in cui è da solo, si racconta, fa riflessioni, comincia ad esplorare le stanze e si annoia a tal punto da perdere la cognizione del tempo.
In generale è un bravo ragazzo, un po'' solitario, ma che comunque è felice della situazione in cui stava prima di essere segregato. Come ogni adolescente della sua età apprezza la libertà e l'indipendenza e per certi versi riesco ad immedesimarmi.
Poi, uno dopo l'altro, entrano altre cinque persone (di cui quattro adulti) e insieme spremono le meningi per cercare di uscire da quella situazione. Spesso però, Linus, viene trattato come un bambino e non viene ascoltato anche se, probabilmente, è quello con le idee più chiare di tutti. Però non cerca di ribellarsi, ma subisce e si rassegna, forse perché arreso già in partenza al fatto di non poter uscire da quel posto.
Personalmente l''ho trovato un libro un po' statico, con poca azione. Aspettavo un finale con tutte le risposte alle domande venute con la narrazione: chi è il rapitore? Con che scopo ha rapito e intrappolato sei persone? Cos''hanno in comune quelle persone? Tutto il contrario: un finale atroce che lascia il lettore pieno di dubbi.
Tutto sommato, però, è stato interessante, scorrevole e coinvolgente.
12/04/2023 16:56
2Y - Liceo Morandi, Finale Emilia (MO)
Bunker Diary è un libro scritto dallo scrittore britannico Kevin Brooks. Questo romanzo narra la storia di Linus, un giovane ragazzo che si ritrova intrappolato in un bunker sotterraneo insieme ad altre sei persone, senza sapere chi li abbia rapiti e perché.
La narrazione del libro è molto coinvolgente, in quanto si dipana attraverso la voce di Linus, che ci racconta le sue emozioni e le sue sensazioni in prima persona. Il romanzo è caratterizzato anche dalla presenza di altri personaggi, ognuno dei quali ha una personalità diversa e un ruolo importante all'' interno della storia.
Il libro affronta temi come la solitudine, la disperazione, la violenza e la sopravvivenza, mettendo in evidenza come le persone possono essere costrette a fare scelte drastiche in situazioni estreme. In questo senso, il libro è molto realistico e fa riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni.
Tuttavia il finale è aperto e potrebbe lasciare molti lettori insoddisfatti, ma a mio parere, non poteva finire in altro modo.
In generale, Bunker Diary è un romanzo molto interessante e coinvolgente, che tiene il lettore incollato alle pagine fino all'ultima parola. Se cercate un libro che vi faccia emozionare e riflettere, questo è sicuramente quello che fa per voi.
11/04/2023 12:54
2Y - Liceo Morandi, Finale Emilia (MO)
Il libro mi è piaciuto molto, avvolgente, dove non riesci a scollarti dal leggerlo perché vuoi, man mano che vai avanti, scoprire il finale. Libro horror, lo sconsiglio a persone che amano questo genere, perché vengono narrate vicende molto crude.
10/04/2023 20:09
2Y - Liceo Morandi, Finale Emilia (MO)
Questo libro parla della storia di Linus, protagonista e narratore (interno), e di altre cinque persone (quattro adulti ed una bambina), rapiti e rinchiusi insieme all'interno di un bunker, da un apparentemente innocuo personaggio, chiamato poi da loro “l'uomo di sopra”. Il libro è intitolato così perché alle vittime è fornita carta e penna per passatempo o per annotare i propri pensieri e le proprie emozioni durante la prigionia e Linus descrive quel che succede, proprio come su un diario, chi sono i suoi compagni di sventura, la sofferenza e la cattiveria con la quale il rapitore cercherà di provocarli e destabilizzarli attraverso i loro i punti deboli. “L'uomo di sopra“ rimane dietro alle numerose telecamere ad osservarli, ad ascoltarli, a studiarli, lasciandoli ignari ed avvolti nel mistero delle sue intenzioni; mai nulla verrà rivelato, né di lui né delle motivazioni che lo inducono alle azioni che compie. Le tentazioni e la cura apparente del carceriere porta una gioia effimera alle vittime per poi catapultarle nell'oblio dell'assenza di tutto. Kevin Brooks gioca abilmente con la psicologia dei personaggi in una storia molto fredda, cruda e realista, mescolando il genere giallo a quello distopico. Probabilmente non avrei affidato a nessun altro la scrittura di una storia del genere; l'autore è infatti riuscito a mettere nero su bianco una vicenda in grado di travolgere il lettore, portandolo a percepire quel senso di dolore dei protagonisti, di paura e di ansia verso una verità ignota, ed incollandolo alle pagine fino al finale sconvolgente e crudo. A me personalmente è piaciuto molto questo libro, ma non lo consiglio a tutti perché vengono trattate delle tematiche molto forti e dure da metabolizzare.