Solo il mimo canta al limitare del bosco
Walter Tevis
minimum fax, 2015
futuro
fantascienza
robot
perdita di senso
r-esistenza
«È così che il mondo finisce
è così che il mondo finisce
è così che il mondo finisce
non con uno schianto ma con un gemito.»
I capolavori della fantascienza sono in realtà dei saggi di filosofia, e indagano, ambientandoli in un lontano futuro, i nodi più importanti del presente. Questo è uno dei casi più brillanti.Nel 2467 gli umani sono poco più che animali senza coscienza che vagano senza scopo, a un passo dall'estinzione: non ci sono più bambini, non ci sono famiglie, non si formano nemmeno coppie, secondo una logica di individualismo spinto e di culto della privacy. Per decenni sono stati i robot a prendere le decisioni, a curare le città, a tenere in ordine. Ora anche loro sono pochi, e quasi tutti di livelli base, meccanismi che perpetuano i propri movimenti senza sapere perché e senza più guida. Le città stanno cadendo a pezzi, e a nessuno verrà in mente di porre rimedio. L'unico che potrebbe è Spofforth, il robot più perfetto della storia, con capacità smisurate inserite nello splendido corpo, instancabile, di un uomo nero. Però Spofforth da anni non vuole più vivere, gli è chiaro che non ha più senso. Ma il suicidio, che tenta più volte dalla cima di un grattacielo, gli è proibito dal suo software. C'è poi Bentley, un uomo che ha imparato a leggere da solo, ed è l'unico al mondo che sappia farlo: i libri lo portano a desiderare una vita migliore. E c'è Mary Lou, testarda, anarchica, che vive in un gabbia dello zoo, rifiuta le droghe di stato, disobbedisce a ogni ordine, e vuole cambiare il mondo.
Qualcosa sull'autore
È nato il 28 febbraio del 1928 a San Francisco. All’età di dieci anni una malattia reumatica al cuore lo costringe a rimanere in ospedale un anno intero; nel frattempo la sua famiglia si trasferisce nel Kentucky, lasciandolo a San Francisco. La degenza, le terapie e gli esami spesso dolorosi, il senso di abbandono trasformano l’ospedale in un’autentica camera delle torture; e una volta dimesso, non è meno difficoltoso integrarsi nella tranquilla provincia kentuckiana quando si proviene da una grande città. Da questi ricordi trarrà spunto per creare l’alieno Newton, protagonista di "L’uomo che cadde sulla terra". Walter è timido, gracile, impacciato, buffo (deve portare un apparecchio per i denti) e ha trovato un precoce rifugio nei libri: tutto questo fa di lui il bersaglio naturale dei bulli della scuola.
Al liceo cambia scuola per ben tre volte, poi si arruola in marina in tempo per prestare servizio alla base di Okinawa, in Giappone, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale; una volta congedato riesce finalmente a diplomarsi e si iscrive all’università. Trova anche lavoro, in una sala da biliardo. Da questa esperienza scrive il suo primo romanzo "Lo spaccone" (1959), che è subito un successo; due anni dopo verrà portato sullo schermo dal regista Robert Rossen, con la sceneggiatura dello stesso Tevis e Paul Newman e Jackie Gleason nei panni dei protagonisti.
Mentre termina "L’uomo che cadde sulla terra" Tevis diventa schiavo dell’alcol, come il suo personaggio. Lo rimane per diciassette anni, durante i quali non scrive nulla di notevole, a eccezione di pochi racconti e articoli.
Non si è mai considerato un autore “serio”, si definiva «un bravo scrittore americano di secondo livello». Nel 1975, però, la svolta: Walter decide di smettere di bere ed entra in psicoterapia. Due anni dopo spinge ancora oltre la decisione di cambiare radicalmente la propria vita: si dimette dall’università e si trasferisce a New York, risoluto a dedicarsi soltanto alla scrittura.
Walter Tevis muore a causa di una crisi cardiaca nel 1984, appena cinquantaseienne.
Rilanci
- G. Orwell, 1984
- P. K. Dick, "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?", Fanucci, 2015;
- S. Spielberg, "A. I. - Intelligenza artificiale", USA, 2001;
Perché lo consigli
Perché spesso la fantascienza è profetica e i mondi futuri sono molto più che possibili. Perché anche le intelligenze artificiali complesse possono essere fallaci ed è bello pensare che la lettura sia in grado di salvare. Per ricordarsi di tenere gli occhi aperti, in particolare oggi.