L'ultimo giorno di un condannato a morte

Victor Hugo
Feltrinelli, 1829
morte ingiustizia diritti
Quand'anche ciò che scrivo potesse essere  un giorno utile ad altri, fermasse il giudice pronto a condannare, salvasse degli infelici, innocenti o colpevoli, nell'agonia a cui sono condannato, che scopo avrebbe?  A che pro? Che mi importa? Quando la mia testa sarà tagliata, che cose cambia per me se ne taglieranno altre?
Uscito nel 1829, è un storia breve che l'autore scrive come manifesto contro la pena di morte, trattando l'argomento, alquanto spinoso, in modo profondo. Il protagonista della storia è un uomo, del quale però non vengono forniti molti dettagli. La narrazione avviene in prima persona e la vicenda viene raccontata attraverso i pensieri del protagonista. Nelle prime pagine il prigioniero si trova rinchiuso in una cella da tre giorni e mentre attende, con animo irrequieto, la sentenza del processo, descrive come terribili le notti passate in detenzione, utilizzando parole molto forti, come “terrore ed inquietudine”. Al termine della breve detenzione cautelativa, viene portato al processo, davanti ai giudici, che sentenziano la sua condanna a morte. Dopodiché viene trasferito a Bicêtre, una carcere dove trascorre le sue ultime settimane di vita. Durante questo periodo, il protagonista, ha modo di riflettere sulla propria vita e su come questa sia destinata a concludersi. Tra i vari pensieri spesso ricorre la figura della figlia di appena tre anni, privata in così tenera età della figura paterna.

Qualcosa sull'autore

Victor Hugo nasce in Francia il 26 febbraio 1802 ed è considerato il padre del romanticismo francese. Lo scrittore francese si discosta dal modello letterario dei poeti di quel tempo che incentrano le loro opere sulla malinconia della vita. Si allontana da quei temi nonostante, o forse proprio a causa, di tutte le sventure che gli capitano in vita. Infatti dei cinque figli, tre morirono e una fu ricoverata in manicomio; inoltre sia la moglie sia l’amante lo tradirono ripetutamente.

Rilanci

La vita è bella di Roberto Benigni e Vincenzo Cerami 
Divergent di Veronica Roth

Perché lo consigli

Consiglio il libro per lo stile dell’autore. Infatti la scrittura in prima persona mi ha fatto identificare con le emozioni e i pensieri del protagonista. Attraverso le riflessioni del protagonista, il lettore perde la concezione della realtà e prova la sensazione di essere egli stesso la persona dietro le sbarre della cella. Un libro formidabile ed espressivo in grado di lasciarti riflettere. 

Michela Martina, Liceo Filzi di Rovereto.