Gonne al bivio (But I'm a Cheerleader)
Jamie Babbit
1999
amicizia
adolescenza
identità
amore
satira
omosessualita
commedia
Queste cavolate non funzionano Megan. Sei ciò che sei, l'unica accortezza è non farsi beccare.
Megan è una ragazza diciassettenne che vive il sogno americano: il suo ragazzo è il giocatore della squadra di football e lei fa la cheerleader. Questo scenario apparentemente idilliaco si dissolve come fumo. Infatti i genitori e gli amici di Megan sospettano che lei sia omosessuale poiché non le piace baciare il suo fidanzato, ha solo foto di modelle appese nell'armadietto ed è una fan sfegatata di Melissa Etheridge. Dopo lunghe riflessioni i genitori di Megan decidono di mandarla in un campo di riabilitazione per giovani omosessuali chiamato “True Direction” gestito da una donna di nome Mary Brown, aiutata da Mike e dal figlio Rock. I ragazzi spediti in questo campo dovranno superare 5 fasi, che permetteranno loro di diventare eterosessuali. Durante la sua permanenza a “True Direction” Megan incontra una ragazza di nome Graham con cui avrà una storia d'amore.
Qualcosa sull'autore
But I’m a Cheerleader è il primo film di Babbit. Per realizzare questo film le è venuta l’ispirazione leggendo un articolo sulla terapia di conversione e ripensando alla sua stessa esperienza con essa. Ha usato la storia di una giovane donna che scopre la sua sessualità per esplorare i concetti costruiti dalla società di ruoli di genere ed eteronormatività.
Rilanci
T. Haynes, Carol, USA, 2015 (film);
A. Kechiche, La vita di Adele, Francia, 2013 (film);
J. Babbit, Fresno, USA, 2015 (film);
O. Parker, Imagine Me & You, USA, 2005 (film);
J. Kohan J., Orange Is the New Black, USA, 2013-presente (serie tv);
H. Kiyoko, Girls like Girls, USA, 2015 (musica)
Perché lo consigli
Per gli antichi Greci esistevano due generi: la tragedia e la commedia. Si pensava che il primo fosse più nobile del secondo perché dava modo di riflettere e lo scopo non era di strappare semplicemente una risata. Questa concezione è arrivata fino ai nostri tempi. E forse in alcuni casi può anche essere ritenuto vero, ma in But I’m a Cheerleader la risata non è fine a se stessa. Infatti la satira viene usata come escamotage per smontare gli stereotipi di genere e per denigrare la crudeltà dei campi di conversione e soprattutto per portare un messaggio: sei ciò che sei e niente potrà mai cambiarlo.
2CL, Liceo Rosmini di Rovereto