42: la vera storia di una leggenda americana

Brian Helgeland
2013
famiglia razzismo sport biografia leggenda
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Questo film parla soprattutto del razzismo contro gli afroamercani. È una storia vera raccontata dalla moglie di un campione americano di baseball. Il film è ambientato negli anni ‘40, all'epoca della seconda guerra mondiale, un periodo brutto, crudele e soprattutto traumatico, quando il razzismo era molto diffuso, anche nello sport. Infatti nello sport americano c'era la regola della “linea di colore”. Dal nome si capisce che c'entra con il colore della pelle, infatti negli sport di squadra i giocatori non potevano mescolarsi e le squadre dovevano essere formate da persone con lo stesso colore di pelle. Però Branch Richey, general manager dei Brooklyn Dodgers, una squadra bianca di baseball, decide di ingaggiare un giocatore di baseball afroamericano, Jackie Robinson. Jackie ha 23 anni, ha fatto parte dell'esercito e poi ha fatto parte di una squadra di afroamericani. Il 15 agosto del 1945, pur sapendo le conseguenze e le difficoltà che dovrà affrontare, Rickey manda a chiamare Jackie, per vedere se è interessato, e in caso gli farà un contratto. Jackie accetterà di giocare nella squadra di Branch? Se sì, sarà capace di affrontarne le conseguenze?

Qualcosa sull'autore

Brian Thomas Helgeland è uno sceneggiatore e regista americano, di origine norvegese. Vinse l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, con l’horror film Nightmare IV: il non risveglio. Uno dei suoi film importanti è Legend (2015).

Rilanci

A. E Green, The Jackie Robinson story, USA, 1950 S. Hopkins, Race, Germania, 2016

Perché lo consigli

A me è piaciuto perché non è né troppo pesante né troppo banale. Mi ha coinvolto molto il comportamento del protagonista. Mi è piaciuto molto anche perché parla di un fatto vissuto da molte persone, la seconda guerra mondiale, e di un fatto che accade ogni giorno, la discriminazione. Secondo me la discriminazione fa parte del nostro sangue, della nostra vita, della nostra anima, del nostro modo di pensare: per l’uomo vivere senza la discriminazione è come vivere senza il proprio cervello. 
Rayhana Taoufik, 1AL, Liceo Rosmini di Rovereto