«There's a starman waiting in the sky/ He'd like to come and meet us/ But he thinks he'd blow our minds/ There's a starman waiting in the sky/ He's told us not to blow it/ Cause he knows it's all worthwhile/ He told me:/ Let the children lose it/ Let the children use it/ Let all the children boogie»
Questo album non è un semplice disco, una raccolta di canzoni. È una porta, aperta da un artista che non è solo un musicista. Ziggy Stardust è un alter ego, che dal nome ai vestiti, dal suono alle vicende raccontate nelle canzoni, è un incarnarsi teatrale di una serie di influenze che vanno dal proto punk di Iggy Pop e di Lou Reed, al glam rock di Marc Bolan, alla parabola artistica e di vita di Vince Taylor. David Bowie si trasformò in questo personaggio androgino e istintivo che canta di un mondo apocalittico e di contatti radio con gli alieni. Alla fine, per liberarsene, lo uccise in un concerto annunciando al pubblico la sua definitiva scomparsa. L'album dura poco meno di quaranta minuti, un concentrato fresco e vivace di canzoni straordinarie, un successo interplanetario.

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