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«“È stato il caso, vi dico” m'interruppe lui, “è sempre il caso a decidere in ogni faccenda umana. Soltanto gli asini si ostinano a negarlo. Perché anch'io mi trovo qui, adesso, bandito dalla civiltà, invece di essere un uomo felice che si gode tutti i piaceri di Londra? Semplicemente perché, undici anni fa, in una notte di nebbia, ho perso la testa per dieci miseri minuti.” S'arrestò. “Ebbene?” Chiesi. “Questo è tutto.”»
Fine Ottocento, una Goletta della reale flotta inglese naufraga vicino alle coste del Cile. Pare che vi siano solo otto sopravvissuti, raccolti da una nave di passaggio, ma in realtà ve ne è un nono, Edward Pendrick. Costui viene raccolto da un'altra nave e salvato dal medico di bordo, che si serve di uno strano assistente «...un tipo malfatto, basso, largo e pesante, con il dorso curvo, il collo peloso e la testa incassata fra le spalle […] parlava lentamente, con una voce singolarmente rauca». Proprio a causa della stranezza dell'assistente, l'equipaggio, e in particolar modo il capitano, è molto ostile e non vede l'ora di liberarsi dello strano personaggio. La destinazione è un'isola che non è segnata sulle mappe, l'isola del dott. Moreau. Una volta arrivati, il capitano invita anche Pendrick a lasciare la nave in compagnia del dottore, dello strano assistente e di alcune gabbie contenenti animali esotici, tra cui un puma. Pendrick non vorrebbe scendere, ma capisce che quello del capitano non è un semplice invito: è un ordine. Un ordine al quale Pendrick, scoperta la missione del dott. Moreau, preferirebbe non obbedire.

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